Tonino, l'ultimo pizzicagnolo del centro storico. Ecco i segreti di 60 anni di attività

Tonino, l'ultimo pizzicagnolo del centro storico. Ecco i segreti di 60 anni di attività
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RIETI - Quanti giovani oggi saprebbero spiegare chi è un pizzicagnolo? Secondo il vocabolario TreccaniTreccani dicesi pizzicagnolo «il negoziante che vende al minuto salumi, formaggi e altri generi alimentari, o che gestisce una pizzicheria». In altre parole un mestiere che, decennio dopo decennio, è andato progressivamente scomparendo di pari passo con lo sviluppo della grande distribuzione che ha messo in difficoltà i cosiddetti negozi di vicinato, soprattutto in campo alimentare, che per sopravvivere puntano sia sulla qualità del servizio che sulla familiarità con la clientela tipica dei negozi tradizionali, più che sui vantaggi derivanti dall’appartenenza a una catena. 

L’ultimo o quasi. L’ultimo pizzicagnolo di Rieti è Tonino Sielli, 80 anni portati benissimo, il quale, nella sua bottega in via Pescheria, a pochi passi da piazza Vittorio Emanuele, insieme alla moglie Zaira e al figlio Daniele - un po’ come i soldati giapponesi che per decenni si rifugiarono nella giungla, ignorando che la seconda guerra mondiale era finita finché non vennero casualmente scoperti – da quasi 60 anni resiste tenacemente e dignitosamente nella sua rinomata bottega in barba a trend di mercato, crisi varie, Ztl e quant’altro. Una bella prova di resilienza per questo esercizio alimentare originariamente situato nell’ex mercato coperto e spostatosi nella sede attuale dal 1982. 

Tra ieri e oggi. «E’ stato sicuramente un percorso non facile – spiega il figlio Daniele, al fianco di Tonino dal 1988 – In tanti anni abbiamo visto chiudere diversi colleghi: dal fratello di papà che aveva il negozio in viale Maraini, allo storico Ennio Tarani – dove Tony Zeno, ala americana della Sebastiani Acqua Fabia, si recava nei primi anni ‘80 con la sua Mercedes color oro a comprare la pizza salata col prosciutto – situato dove oggi c’è il Wally’s bar; dal pizzicagnolo di via Cintia dove ora c’è uno dei tanti negozi gestiti da asiatici, fino a quello tuttora attivo all’inizio di via Garibaldi in zona porta d’Arce». 
 

Il segreto per restare in attività? 
«Tutta una serie di fattori – spiega Daniele – a cominciare dall’intuizione di mio padre di comprare tanti anni fa le mura, come suol dirsi, evitando così di pagare un salatissimo affitto che andrebbe a sommarsi a spese comunque sempre più crescenti e non facilmente sostenibili. Poi c’è la qualità: soprattutto nella varietà di salumi, formaggi, salati e altri prodotti del genere che rappresentano buona parte del nostro introito. Per altre merci invece la gente si rivolge di più ai grandi mercati pensando che il cosiddetto “pizzicagnolo” sia più caro, anche se poi si orientano molto sulle offerte poiché, per il resto, le differenze di prezzo col nostro negozio sono di pochi centesimi». 

Ma tra le ragioni della meritevole sopravvivenza di “Tonino” c’è anche «la cortesia del servizio – spiega Daniele – Ad esempio noi da lungo tempo consegniamo la “spesa” a domicilio: ovviamente con questo non voglio dire che abbiamo anticipato il “delivery”, però ci aiuta a mantenere un legame di confidenza e familiarità con tanti clienti. Inoltre – conclude Daniele – c’è un fenomeno nuovo: col passare degli anni le abitudini alimentari, soprattutto gli orari, sono molto cambiati. Oggi si mangia di meno insieme a casa, tanti saltano il pranzo o la cena, comprando qualcosa da consumare rapidamente. In questo, la posizione vicino a enti e uffici, oltre alla qualità dei prodotti che serviamo – come l’ottima porchetta in vendita solo il venerdì – contribuisce a tenere alto il nostro buon nome». Insomma: lunga vita a Tonino!

 

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Il Messaggero