Rieti, progetto Tsm per il Terminillo: c’è l’esposto degli ambientalisti alla Corte dei conti

Terminillo
RIETI - Un esposto alla Corte dei conti, inviato per conoscenza anche al Ministero della Transizione ecologica e a Cassa Depositi e Prestiti, che dal marzo scorso sta ragionando...

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RIETI - Un esposto alla Corte dei conti, inviato per conoscenza anche al Ministero della Transizione ecologica e a Cassa Depositi e Prestiti, che dal marzo scorso sta ragionando sulle possibilità d’investimento al Terminillo. È l’ultima mossa, in ordine di tempo, delle associazioni ambientaliste contro il progetto di Terminillo Stazione Montana, dopo il ricorso già promosso davanti al Tar del Lazio, a proposito del quale lo stesso presidente della Provincia, Mariano Calisse, pochi giorni fa, ha dichiarato che «mette in discussione tutto l’apparato della Valutazione di Impatto Ambientale» del Tsm. Si apre dunque un nuovo fronte di battaglia per la realizzazione del progetto, approvato dalla Regione Lazio, ma stavolta il focus degli ambientalisti è specificamente concentrato sugli aspetti economici del Tsm. A firmare, l’esposto sono le 20 associazioni che compongono il cartello ambientalista. Il documento fa sue molte delle considerazioni già espresse nel corso del tempo dalle correnti ambientaliste che, puntualmente, hanno generato accesi scontri con i sostenitori del progetto: si parte dalla considerazione del business dello sci da discesa come «un settore in crisi programmata», che confligge «con lo spirito e gli obiettivi a fondamento del Piano Next Generation dell’Europa», tra i quali la «tutela dell’ambiente, lo sviluppo sostenibile e la valorizzazione dei territori attraverso progetti di conversione ecologica. Il Tsm si muove su un terreno dove è totalmente assente una logica di programmazione integrata del territorio, che non è visto come un sistema - sostiene, in uno dei tanti passaggi, il documento. - Si procede a tentoni, proponendo in contrapposizione a una rete di progetti coordinati e convergenti negli obiettivi, iniziative isolate all’interno di un approccio inerziale, dove è difficile rilevare tracce di innovazione, dove non si pone attenzione alla variabile qualità dell’offerta e dove spesso sono carenti le competenze distintive necessarie per lo sviluppo dei progetti. Siamo all’interno di una logica assistenziale, con orizzonte di brevissimo periodo, legata alle sovvenzioni pubbliche, alla perenne ricerca di un consenso di corto momento, a cui è totalmente estranea l’importanza del principio di creazione di valore».

Le considerazioni


«In questo scenario - scrivono gli ambientalisti - è ben più facile rispolverare un progetto vecchio di quasi un secolo e oggi totalmente inattuale, in virtù dei radicali cambiamenti strutturali del Paese, nonché delle tendenze ormai consolidate sul cambiamento climatico, piuttosto che impegnarsi a costruire una rete di progetti coordinati e convergenti, con obiettivi dichiarati e misurabili nel tempo. Questo, da un lato, sarebbe un efficace attrattore di investimenti privati e, dall’altro, conferirebbe agli amministratori la legittimazione per proporre un intervento pubblico di ben altre dimensioni e progettato su un arco temporale di medio-lungo periodo, per supportare uno sviluppo effettivo e armonico del territorio». Considerazioni vengono avanzate anche sul possibile intervento di Cdp, la cui stipula «dell’eventuale accordo di partenariato rappresenterebbe per la stessa Cdp un pericoloso precedente, generatore di una corsa al finanziamento pubblico da parte delle numerose e fallimentari iniziative presenti sul territorio nazionale».

 

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Il Messaggero