Rieti, il sabino Emanuele Stracchi suona al Teatro Argentina di Roma il pianoforte di Giuseppe Verdi

Rieti, il pianista sabino Emanuele Stracchi
RIETI - Nella serata di oggi, mercoledì 22 febbraio, nell’ambito della conferenza-concerto “Verdi racconta Verdi”, Emanuele Stracchi, pianista e direttore...

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RIETI - Nella serata di oggi, mercoledì 22 febbraio, nell’ambito della conferenza-concerto “Verdi racconta Verdi”, Emanuele Stracchi, pianista e direttore d’orchestra del coro Cai di Rieti, suonerà in esclusiva al Teatro Argentina di Roma il pianoforte “Carol Otto Berlin” del 1869, noto per essere appartenuto al grande Giuseppe Verdi.


Stracchi, originario di Montasola Sabina e residente a Casperia, affiancherà la direttrice artistica e voce narrante della serata Gaia Verdi, pronipote di Giuseppe, del quale verranno proposte sia famose sinfonie che altre poco conosciute, come “La romanza per il pianoforte”, scritta nel 1865.

Da segnalare poi la presenza alla chitarra di Gregorio Fracchia, talentuoso giovane classe 1996, e la partecipazione della “Compagnia Nazionale di Danza Storica”, che si esibirà nel celebre “Valzer di Verdi”, reso popolare da Luchino Visconti nel film “Il Gattopardo”, e in un estratto dell’inedito “Capriccio” con coreografia curata da Nino Graziano Luca.

“Sempre al Teatro Argentina, ho già avuto l'onore di suonare su quel pianoforte lo scorso Giugno - dichiara Stracchi - e l'emozione è stata fortissima. Toccare quei tasti, sapere che il Maestro possedeva quello strumento e magari ci suonava qualche pagina di Aida appena composta, è un dettaglio che fa tremare i polsi. Il timbro caldo dello strumento è dovuto ad una precisa accordatura, molto morbida, che ci fornisce un'idea del mondo sonoro ottocentesco profondamente diverso da quello odierno”.

Argomento centrale della serata sarà la giovinezza di Verdi, caratterizzata dall’amore per la musica, ma anche per la sua prima moglie, Margherita Barezzi, morta poi prematuramente all’età di 26 anni.

L’evento, con inizio alle 21, è ad ingresso libero. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero