Rieti, tangenti per il servizio di ambulanze, la Regione: «L'Ares è parte lesa»

Villa Fiordeponti
RIETI - Un terremoto annunciato. Sembra aver colto di sorpresa poche persone la conclusione dell'indagine della procura della Repubblica sulle procedure di affidamento del...

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RIETI - Un terremoto annunciato. Sembra aver colto di sorpresa poche persone la conclusione dell'indagine della procura della Repubblica sulle procedure di affidamento del servizio di emergenza del soccorso. Indagine che mercoledì ha portato all'emissione di dodici avvisi, dove si ipotizzano i reati di abuso di ufficio, concussione, corruzione, peculato, falso ideologico, truffa ai danni dello Stato e frode nelle pubbliche forniture per un danno erariale accertato di oltre 4 milioni di euro.


Tra i destinatari degli avvisi, ricordiamo, ci sono l'ex dirigente responsabile della centrale operativa Ares di Rieti, il dottor Alfonso Tesoriere, l'ex direttore amministrativo dell'Ares, Giosuè Calabrese, e il presidente dall'associazione di volontariato Croce bianca di Rieti, Giancarlo Di Vittorio.

LE REAZIONI
E così, mentre gli avvocati difensori delle persone indagate - tra i quali il penalista Pietro Carotti e Vincenzo Di Fazio - studiano le carte dall'accusa, la linea difensiva e preparano memorie, la Regione Lazio entra a piedi uniti nella vicenda e mette un deciso punto fermo, chiedendo all'Ares di costituirsi parte civile dell'eventuale processo che si incardinerebbe in caso di rinvio a giudizio degli indagati. «Attesi gli esiti delle conclusioni delle indagini sui servizi di affidamento dell'emergenza del soccorso - si legge in una nota - chiediamo all'Ares di costituirsi parte civile dell'eventuale giudizio». La Regione invita inoltre l'Agenzia regionale dell'emergenza «ad adottare tutte le misure disciplinari nei confronti dei dirigenti e del personale coinvolto nella vicenda».
Forte anche la reazione dei sindacati. Cristina Girardet, del coordinamento confederale provinciale dell'Usb, parla di «sasso nello stagno delle convenzioni con le croci private e le onlus».

La Girardet punta inoltre il dito contro «gli sprechi economici causati dal ricorso alle ambulanze private», di «illegalità nelle procedure di affidamento del servizio», di «abusi nei confronti dei lavoratori, spesso mascherati da volontari» e sulla «disparità di trattamento per gli utenti che vengono soccorsi dal servizio pubblico o da quello privato». Girardet ricorda, poi, di aver prodotto, come Una, già nell'aprile scorso un dettagliato dossier sulla vicenda, dal quale è stato estratto un esposto alla procura della Repubblica, inviato anche all'Agenzia nazionale anticorruzione e al ministero della Sanità.


«Ci auguriamo - conclude Girardet - che ciò sia solo l'inizio di un'operazione di trasparenza che restituisca ai cittadini e ai laboratori la sicurezza del diritto alla salute, attraverso un servizio pubblico del soccorso e dell'emergenza efficiente e di qualità». Anche l'Usb annuncia, infine, la volontà di costituirsi parte civile dell'eventuale processo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero