Rieti, incontro sul 175esimo anniversario dello Statuto Albertino

L'incontro
RIETI - 175 anni fa, nel contesto del Risorgimento italiano, venivano emanate le prime Costituzioni: prima quella dello Stato Pontificio, poi lo Statuto Albertino e il tentativo...

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RIETI - 175 anni fa, nel contesto del Risorgimento italiano, venivano emanate le prime Costituzioni: prima quella dello Stato Pontificio, poi lo Statuto Albertino e il tentativo delle Repubblica Romana. Tre modelli diversi, tutti risalenti al 1848-49, che sono stati al centro del convegno organizzato nel pomeriggio di ieri dalla scuola di Liberalismo, nella comunità montana di Montepiano Reatino in Via Alessandro Manzoni a Rieti.  Ad esporre sull’argomento il dott. Franco Chiarenza (docente alla Sapienza di Roma), il dottor Domenico Bruni (Università di Siena) ed Enrico Morbelli, direttore della scuola di Liberalismo di Roma, insieme al reatino Gianfranco Paris (direttore del comitato provinciale di Rieti dell’Isri)



Non è un caso che proprio la nostra città sia stata scelta dalla scuola romana per l’occasione: c’era infatti anche la firma dei reatini Ippolito Vicentini, Francesco Battistini, Giuseppe Maffei e Mario Simeoni nello statuto della Repubblica Romana, che aveva il proposito di estendere il suffragio anche ai meno abbienti e di avvicinarsi più decisamente alla democrazia. Tre documenti che hanno lasciato il segno nella storia del Paese e che sono parte del suo presente: “Leggendo la costituzione del 1948, in vigore ancora oggi, ci si rende conto della somiglianza con quella della Repubblica Romana, di circa 100 anni prima” osserva Paris.

Tanti gli spunti di riflessione suggeriti ai partecipanti, in presenza e da remoto, coinvolti in un percorso lungo diversi mesi nella Scuola di Liberalismo. Un’occasione, per alcuni venuti da Roma, anche per conoscere Rieti e il suo forte legame con il Risorgimento: “L’archivio di Rieti è una miniera di documenti che riguardano l’Unità d’Italia” conclude Paris, soddisfatto per il successo dell’iniziativa. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero