Rieti, sindaco e segretario comunale indagati per falso in atto pubblico

Rieti, sindaco e segretario comunale indagati per falso in atto pubblico
RIETI - Falso ideologico in atto pubblico e concorso. Sono le accuse contestate dalla procura della Repubblica di Rieti al sindaco Silvia Boccini e al segretario comunale Ida...

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RIETI - Falso ideologico in atto pubblico e concorso. Sono le accuse contestate dalla procura della Repubblica di Rieti al sindaco Silvia Boccini e al segretario comunale Ida Modestino di Cantalice. Le indagini sono state condotte dai carabinieri della locale stazione. Le due avrebbero falsamente attestato, in una delibera di consiglio del 23 marzo 2016 e avente per oggetto la variazione del piano di alienazione, di essere in possesso della regolarità contabile, che invece non era stata emessa dal responsabile del servizio. Rischiano da tre a dieci anni di reclusione.


«E’ stata una svista, sono una persona seria e onesta», commenta il sindaco Boccini, rimasta basita quando ha letto l’imputazione, alla notifica della chiusura delle indagini, lo scorso 27 dicembre. «Quando ho firmato la delibera - ricorda Boccini - c’era scritto che il parere era presente.Mi occupo della proposta politica, l’istruttoria la fanno i dipendenti e questo parere mancante non avrebbe cambiato la sostanza dell’atto». Parla di accanimento nei suoi confronti, il sindaco.

«Dentro l’atto, tra le variazioni portate in consiglio, ce n’era una a favore dei genitori del consigliere di opposizione Roberto Baldi, un pezzetto di relitto stradale di otto metri quadrati, davanti casa loro. Si tratta di un terreno di proprietà del Comune che è stato venduto alla famiglia Baldi, questo ha scatenato invidie e denunce, anche se a Cantalice sanno tutti che quel pezzo di terreno è sempre stato loro. Hanno ipotizzato che io fossi d’accordo con la minoranza, hanno parlato di dolo, ma dolo non c’è e non è stato procurato alcun indebito vantaggio. Hanno detto che Baldi si era candidato per non far vincere la terza lista, mi hanno accusato di inciuci con lui, che in questo modo non avrebbe rotto le scatole in consiglio. Mai mi sarei messa con la destra, la nostra giunta non è una lista civica, siamo a maggioranza Pd, poi Rifondazione, socialisti e Udc».

Il sindaco ha chiesto al giudice di essere ascoltata. «Stiamo parlando del nulla – aggiunge Boccini – Non c’è alcun danno erariale, l’ente introita e il costo della vendita viene stabilito con un successivo atto dal responsabile del servizio. In qualità di sindaco ho l’obbligo di controllo, ma se dovessi controllare atto per atto tutto ciò che esce, farei un altro mestiere».


E intanto c’è chi parla di rischio commissariamento. «Se processassimo tutti i primi cittadini per gli errori nei procedimenti, dovremmo processare sindaci in tutta Italia», tuona Boccini. La Boccini ricorda come votò in modo compatto in quel 23 marzo 2016, al contrario delle due consigliere di opposizione che si astennero. «Siamo tutti consapevoli di ciò che andiamo a votare e ripeto, non c’è stato dolo, ma un mero errore materiale. Siamo tranquilli, in attesa che la giustizia faccia il suo corso».
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Il Messaggero