Rieti, donna cambia sesso e poi per errore finisce sotto accusa: assolto

Tribunale Rieti
RIETI - Un processo a tratti paradossale, dove una donna testimone di una lite avvenuta dentro un ristorante della bassa Sabina tra due dipendenti, in realtà era “il...

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RIETI - Un processo a tratti paradossale, dove una donna testimone di una lite avvenuta dentro un ristorante della bassa Sabina tra due dipendenti, in realtà era “il testimone”, cioè un uomo, un pizzaiolo che aveva cambiato sesso ma senza effettuare il cambio di stato civile, tanto da essere citato in tribunale con la sua identità femminile. Una situazione che ha portato Luigi (nome di fantasia), quarantenne residente in bassa Sabina, a essere processato per falsa testimonianza perché durante la causa di lavoro promossa da uno dei due dipendenti contro il licenziamento subito, il giudice l’aveva ascoltato come Morena (nome di fantasia) e, ritenendo falsa la sua deposizione, aveva trasmesso gli atti in procura ma senza menzionare che il teste era invece un uomo.


Ad avvalorare la decisione anche il fatto che neppure i carabinieri, intervenuti per sedare l’accesa discussione, avevano verbalizzato la presenza di una testimone donna nel locale. L’ex Morena, però, il 18 luglio 2013 a cena nel ristorante c’era andata davvero con la fidanzata quando era già Luigi, e aveva pure provato a mettere pace tra i due dipendenti.


Ma anche al processo - celebrato con molto tatto dal giudice monocratico Carlo Sabatini – il pizzaiolo è comparso con la sua vecchia identità femminile, in udienze dove non sono mancati momenti pirandelliani. Come nello scambio di battute tra pubblico ministero (rivolto a un teste): “Lei in che rapporti è con la signora?”, con replica dell’avvocato difensore Giuseppe Romito: “Scusate, se mi permettete anagraficamente è Morena….”, e intervento del giudice Sabatini: “Nulla questio sul punto se c’è stata la dichiarazione di cambio di stato civile, altrimenti per noi rimane la generalità precedente. Attualmente è conosciuto come Luigi…”. Così, avanti fino alla fine, con Luigi chiamato “signora Morena”, la cui presenza nel ristorante è stata confermata dagli stessi testimoni ascoltati nella causa di lavoro, e per il pizzaiolo è arrivata l’assoluzione con formula piena. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero