Rieti, scuola: i dubbi dei presidi e sulle spese

Ex Bosi
RIETI - Mancano ancora buona parte delle mappature degli spazi scolastici e, di conseguenza, dei fabbisogni delle singole scuole superiori, per aiutare la Provincia a capire quale...

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RIETI - Mancano ancora buona parte delle mappature degli spazi scolastici e, di conseguenza, dei fabbisogni delle singole scuole superiori, per aiutare la Provincia a capire quale sarà il reale numero di studenti “esodati” a causa delle norme Covid. Ieri, nell’incontro con i dirigenti scolastici convocato in Provincia dalla consigliera con delega all’Edilizia scolastica, Claudia Chiarinelli, si è senz’altro capito che, pochi giorni dopo la pubblicazione delle linee guida, molti istituti devono ancora fare la loro parte per mettere in condizione la Provincia di capire come spendere i 500mila euro che arriveranno dal Miur per riqualificare gli spazi scolastici, prima dell’avvio del 14 settembre. Indicazioni che, da parte dei presidi, dovranno però arrivare già entro venerdì, dopodomani, così da consentire alla Provincia di dialogare con gli enti preposti per agevolare le esigenze della didattica reatina. I dubbi dei dirigenti sono tanti, dal nodo dei trasporti e delle lezioni scaglionate fino alle connessioni internet spesso scarse o inesistenti in molti punti della provincia, ma necessarie per la didattica digitale.


La discussione

La prima incertezza, però, è su chi pagherà i moduli per dislocare gli alunni: «Qualora nelle linee guida il poter “usufruire degli spazi esterni” significasse l’utilizzo dei moduli, non é specificato chi li paga - spiega la Chiarinelli, affiancata per la parte amministrativa dell’edilizia scolastica da Fabrizia Festuccia e dai referenti tecnici degli istituti provinciali Marco Nebbiai, Beatrice Rosati e Marcello Chiarinelli. - Sono moduli completi di tutto ma, da un calcolo che abbiamo effettuato, verrebbero a costare circa 5 milioni e 900mila euro». Il dirigente del settore tecnico, Sandro Orlando, scioglie invece il nodo sul perché gli edifici che ospitano gli istituti superiori possano continuare a farlo, seppur in mancanza del criterio di vulnerabilità sismica dello 0.6. Un valore che rischia invece di frenare Palazzo d’OltreVelino sulla possibilità di poter redigere manifestazioni di interesse per eventuali capannoni industriali, dopo anche le decine di telefonate ricevute dalla Provincia lunedì mattina, quando c’è stata la corsa a proporre un immobile di natura industriale all’ente: «È la normativa che lo consente - chiarisce Orlando. - Se esiste una continuità dell’attività scolastica nell’edificio che ospita una scuola, allora quella struttura può continuare ad esserne la sede, pur non possedendo lo 0.6. Ma se una struttura non è mai stata utilizzata come sede scolastica o lo è stata in passato e quella continuità si è poi interrotta e la si vorrebbe riutilizzare, allora scatta l’applicazione dello 0.6». Discutendo di connessioni internet e didattica digitale, arriva l’idea della Chiarinelli: «Se si riuscirà a trovare delle aule esterne, si potrebbero utilizzare per far confluire in un’unica classe gli alunni della didattica digitale, così da garantire a tutti loro la connessione internet, senza privarli della socialità e senza costringere i genitori a restare a casa con i figli». Sarà un lungo anno scolastico.
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Il Messaggero