Rieti, commessa accusata d’avere ottenuto sconto con la carta di un cliente: subito licenziata

Una commessa nella grande distribuzione (Foto d'archivio)
RIETI - Può accadere di perdere il lavoro perché l’azienda chiude, fallisce oppure riduce il personale, ma anche perché si viene accusati di avere usufruito dello sconto di...

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RIETI - Può accadere di perdere il lavoro perché l’azienda chiude, fallisce oppure riduce il personale, ma anche perché si viene accusati di avere usufruito dello sconto di cinque euro utilizzando una carta aziendale che cumula i punti a credito, smarrita dal cliente del centro commerciale al quale era stata rilasciata. E’ stato così che una dipendente del punto vendita di una catena commerciale nazionale presente a Rieti, si è ritrovata nel giro di pochi giorni licenziata in tronco e senza più il posto di lavoro. Inutile la risposta fornita dalla lavoratrice alla lettera di contestazione ricevuta dalla direzione, nella quale si è affannata a respingere ogni accusa: per la donna, dipendente part time e madre di famiglia, c’è stato solo l’invito a ritirare le proprie competenze di fine rapporto, decisione motivata dall’ufficio Risorse Umane con il venir meno del rapporto fiduciario. Adesso, di questa storia se ne dovrà occupare il giudice del lavoro, davanti al quale la lavoratrice cacciata ha impugnato il provvedimento affidandosi all’avvocato Massimiliano Magnanelli.


LA VICENDA

Una causa che non si preannuncia certo facile, stante soprattutto l’atteggiamento di intransigenza assunto dalla direzione, dove determinanti si annunciano le testimonianze di altri dipendenti del punto vendita. Tutto era nato dallo smarrimento della Payback da parte di un cliente dopo la transazione per l’acquisto di beni effettuata poco prima delle nove del mattino, che però si era accorto della perdita soltanto dopo le undici, a distanza di oltre due ore, ricevendo sul cellulare il messaggio con cui veniva informato di aver speso mille punti della sua carta facendo acquisti, pagati regolarmente alla cassa. La segnalazione da parte dell’ignaro cliente aveva attivato le verifiche dell’ufficio sicurezza e decisiva si era rivelata la testimonianza di un’altra dipendente, addetta al punto vendita, la quale aveva chiaramente indicato nell’ex collega la persona utilizzatrice della tessera. Ma la lavoratrice licenziata ha contestato le conclusioni raggiunte dall’azienda, non essendoci certezza sui tempi e le modalità di smarrimento della tessera Payback, non nominativa e presentabile da chiunque, come neppure ci sarebbe la prova di aver fruito della card in un orario nel quale non si trovava in servizio. Se ne riparlerà in tribunale. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero