Rieti, reperti sabini da riportare nei luoghi d’origine

Carro di Eretum
RIETI - A pochi mesi dal rientro in pianta stabile in Sabina del Carro di Eretum, l’onorevole Fabio Melilli scrive al ministro Dario Franceschini, pensando, però, al...

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RIETI - A pochi mesi dal rientro in pianta stabile in Sabina del Carro di Eretum, l’onorevole Fabio Melilli scrive al ministro Dario Franceschini, pensando, però, al prossimo obiettivo da mettere in calendario. Lo ringrazia, anzitutto. Perché «il tuo impegno e quello del tuo Ministero, hanno consentito, come sai, il rientro in Italia dei resti rinvenuti nella tomba di Eretum, da un museo privato di Copenaghen». Ma mentre gioisce dell’oggi, pensa al domani. «Mi permetterai - scrive Melilli all’indirizzo del ministro - di considerare il ritorno di uno dei simboli più significativi della nostra storia, solo la prima tappa di un percorso che dovrà consentire alla terra sabina di tornare a esporre le numerose testimonianze della sua storia a cominciare da quelle che giacciono da troppi anni nei magazzini del sistema museale romano».

Gli obiettivi


Come già detto da Melilli a Palazzo Dosi, in occasione dell’inaugurazione della mostra del Carro Sabino, ci sono molti reperti rinvenuti in altrettanti centri della Sabina e parte integrante della loro storia che attendono di essere esposti e valorizzati per quello che storicamente e culturalmente rappresentano, in tutto il Lazio. «Tra essi - spiega il deputato a Franceschini - nei depositi di competenza dell’Istituto autonomo Villa Adriana, Villa d’Este, sono conservati senza essere esposti al pubblico, i materiali degli scavi della villa dei Brutii Presentes di Scandriglia, quelli di Amatrice, frazione Saletta, quelli di Poggio Sommavilla nel Comune di Collevecchio e quelli rinvenuti negli scavi effettuati a più riprese a Vescovio di Torri in Sabina. Ho sempre pensato che si potesse lavorare per restituire ai loro luoghi di origine tali reperti così da rafforzare il sistema museale della provincia e vederli finalmente esposti al pubblico. Sono certo che vorrai considerare tale ipotesi con favore e avviare - conclude Melilli - con la collaborazione delle rispettive Sovrintendenze, le procedure per la loro collocazione nei musei sabini».

 

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Il Messaggero