RIETI - Sono arrivati in città 26 studenti provenienti da Siberia e Ungheria. Resteranno a Rieti fino al 1 novembre, grazie ad un programma di scambio di classe promosso...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Dal 19 al 26 maggio, una delegazione di 14 studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore Celestino Rosatelli di Rieti si è recata a Irkutsk, nella Russia siberiana, con un programma di scambio di classe della Onlus Intercultura. Ora è il momento di ricambiare l’ospitalità, con 26 studenti, provenienti da Siberia ed Ungheria, arrivati ieri a Rieti, dove resteranno fino al 1° novembre.
L’Istituto di Rieti ha già partecipato a tre scambi di classe organizzati dall’Associazione Onlus Intercultura in Serbia, Polonia e Portogallo, mentre altre mete ed altri scambi sono in programma per i prossimi anni scolastici. Coinvolti anche alcuni dei docenti della scuola, tra cui la Dirigente Scolastica Daniela Mariantoni e le professoresse Enrica Rinalduzzi e Mara Angeletti.
Proprio nell’ottica dell’incremento delle attività di internazionalizzazione dell’Istituto, il gruppo di studenti ungheresi giunti a Rieti, fa parte del prossimo scambio di classe in programma per l’anno scolastico in corso.
Nella primavera del 2020 poi i reatini voleranno a Budapest.
Lo scambio, organizzato in collaborazione con i volontari italiani di Intercultura, prevede l’inserimento dei ragazzi siberiani e ungheresi sia in una classe della scuola ospitante, sia nelle famiglie degli studenti italiani che li ospiteranno fino al 1° novembre. Nel corso della settimana i partecipanti avranno modo di visitare Rieti, Roma, L’Aquila ed esplorare le cascate delle Marmore.
«Oltre a permettere a questi adolescenti di conoscere posti totalmente nuovi e diversi rispetto alla propria patria di origine – spiegano dalla scuola - l’obiettivo dello scambio è anche quello di rendere la scuola un luogo di educazione alternativa e di comprensione interculturale, coinvolgendo in prima persona sia i professori, sia gli studenti italiani, russi ed ungheresi impegnati nel progetto».
Da un’esperienza di questo tipo i ragazzi potranno non solo conoscere un modo di vivere diverso dal nostro, ma anche sviluppare abilità come l’elasticità ad adeguarsi a nuove situazioni, il controllo dell’ansia in situazioni inattese e difficili e, soprattutto, la naturalezza nel rapportarsi con gruppi eterogenei. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero