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RIETI - La sera precedente aveva cenato con Silvio Berlusconi e Barack Obama, col quale aveva scambiato una stretta di mano rivelatasi quanto mai inutile, come la storia avrebbe poi dimostrato. Il giorno dopo era davanti a Fonte Cottorella, seduto al ristorante la “Rocchetta”, a mangiare stringozzi all’arrabbiata, spigola, zucchine e melanzane grigliate, cocomero. Tutto annaffiato da una bottiglia di... Coca Cola (!!!). Era l’11 luglio 2009, poco più di 13 anni fa. L’illustre commensale era il colonnello Mu’ammar Gheddafi, comandante della Rivoluzione della Giamahiria Araba Libica Popolare Socialista.
L'antefatto. Come noto, il 6 aprile di quell’anno, L’Aquila era stata devastata dal terremoto e pochi mesi dopo, dall’8 al 10 luglio, l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, aveva abilmente dirottato in Abruzzo il G8, già programmato a La Maddalena. Detto di Obama, arrivarono tra gli altri Angela Merkel, Nicolas Sarkozy e l’allora presidente russo Dmitrij Medvedev - che in questi giorni invia spesso parole “affettuose” all’Italia - e, appunto, Gheddafi.
Il racconto. Transitando verso L’Aquila, il defunto dittatore della Libia passò col corteo per la Salaria e, ammirando il viale alberato alle porte di Rieti, notò dal finestrino della sua limousine il ristorante la “Rocchetta”, rimanendone in qualche modo attratto: fu così che al ritorno decise di fermarvisi a mangiare. «Erano le 15.30 - ricorda Daniela Fronzi, titolare del ristorante insieme al fratello Luigi - era da poco terminato il servizio del pranzo, quando arrivò un funzionario informandoci che Gheddafi e il suo entourage di guardie, collaboratori, oltre alle sue “amazzoni”, erano in arrivo e ci chiese se potevamo ospitarli.
Oggi. Sia il ritratto insieme all’ex dittatore, che le foto della successivo invito in Libia e i ritagli di giornale che ricordano quella visita veramente unica, sono incorniciati sulle pareti de la “Rocchetta”, inaugurata nel 1984 e ininterrottamente gestita fino a oggi dalla famiglia Fronzi: «Prima non c’era niente in quest’area - afferma la titolare. - Fu una bella intuizione, perché la posizione sulla strada, da e per Rieti, è quanto mai invitante per i tanti automobilisti di passaggio. Oltre ovviamente ai reatini. Confermo infatti che abbiamo una consistente quantità di clienti provenienti soprattutto da Roma e dintorni». Ma è pure chiaro che per fidelizzare questa clientela occorre assicurare un buon servizio: «Facciamo il possibile per garantire il buon nome del ristorante e offrire una buona ospitalità», conferma la signora Daniela, che ricorda: «Come tutti abbiamo sofferto durante la pandemia, subendone poi le conseguenze. Ma non ci lamentiamo. Il locale si è creato una buona nomea sia a Rieti che fuori e tanti clienti sono tornati dopo che si è potuto riprendere a viaggiare. Il che ci permette di guardare avanti con rinnovata fiducia».
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