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RIETI - Quando sono corsi al cinema, invitati alla première riservata al solo cast degli stuntmen, sapevano già identificare le scene nelle quali i veri protagonisti sono loro, anche se la “sospensione dalla realtà” prodotta dal film ne accrediterà naturalmente la recitazione agli attori principali del film. Ma su quelle moto o auto che sbandano e sgommano, e soprattutto nei ciak d’azione e di movimento del film “Gucci”, un cast stellare diretto dal regista premio Oscar Ridley Scott e in questi giorni nelle sale italiane, la “mano” sarà per sempre quella anche dei tre reatini Ermanno Bastianini, Antonio Cricchi e Valentina Flammini, trio di controfigure riunite quasi per caso sullo stesso set, a disposizione delle necessità manifestate dallo stesso Sir Scott (considerato il titolo di Baronetto conferitogli dalla Corona Britannica) e pronte soprattutto a sostituire Adam Driver (Maurizio Gucci) e Lady Gaga (Patrizia Reggiani).
Sul set
Sceneggiato partendo dal libro “La saga dei Gucci.
Un trio, quello composto da Bastianini, Cricchi e Flammini, impegnato non soltanto in scene individuali ma anche di coppia, come ad esempio i due giovani Gucci e Reggiani a bordo di una 124 Spider rossa in una delle scene iniziali del film, o Cricchi e Bastianini che sul set allestito a Gressoney si sono divisi una Kawasaki Gtr 1000 del 1986 lungo una strada in discesa, durante una vera nevicata in corso e con vero ghiaccio sull’asfalto, al termine della quale Cricchi ha incassato, per tramite del suo coordinatore, anche i complimenti dello stesso Scott.
L’emozione
«Girare un film con un regista come Scott, con un budget da 75 milioni di dollari e una tale attesa da parte del pubblico, è stato a sua volta un film – racconta Antonio, che sul set di Gucci ha vissuto per 23 giorni – Si vive una vita che anche l’attore più ricco e famoso può immaginare di fare soltanto in quel momento: è quella che gli addetti al settore chiamano “la magia del cinema”». E anche per Valentina, che da ormai cinque anni ha scelto di respirare stabilmente l’aria del mondo degli stunt-double, è stata forse l’esperienza più eccitante, insieme a quella già vissuta sul suo primo set, che fu quello di “John Wick 2”: «Condividere lo spazio con dei mostri sacri del cinema come Scott e il cast che ha diretto è stata una responsabilità che, dal punto di vista professionale, mi ha aiutato a crescere ancora di più». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero