Rieti, rapina a Campoloniano nel 2016: assoluzione per cinque imputati

Le Poste a Campoloniano nel 2016
RIETI - Rapina con assalto al portavalori a Campoloniano: tutti assolti gli imputati. Sentenza di assoluzione nella formula più ampia (per non aver commesso il fatto) da...

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RIETI - Rapina con assalto al portavalori a Campoloniano: tutti assolti gli imputati. Sentenza di assoluzione nella formula più ampia (per non aver commesso il fatto) da parte del Collegio del tribunale di Rieti, nei confronti dei cinque imputati, tutti accusati, in concorso, dei reati di rapina, lesioni e ricettazione. Il pubblico ministero Edoardo Capizzi aveva sollecitato, per tutti, condanne per complessivi 41 anni di carcere, con la richiesta di pena più elevata pari a 10 anni e 4 mesi. Una vicenda su cui aveva a lungo indagato la III sezione Antirapina della Squadra mobile di Rieti, da una capillare ricostruzione di una fitta rete di intercettazioni telefoniche e ambientali (anche in carcere), analisi dei tabulati e geolocalizzazioni basate sul sistema di aggancio delle celle telefoniche che, come sottolineato dal pm nella requisitoria, «si palesano come un’autentica miniera di informazioni, confortando l’ipotesi accusatoria con elementi sufficienti e chiari per individuare la responsabilità degli imputati». Il Collegio del tribunale di Rieti (presidente Pierfrancesco de Angelis, giudici a latere Alessio Marinelli e Massimiliano Auriemma) ha invece accolto le tesi delle difese, rispetto a un processo ritenuto «altamente indiziario», minato dalle «testimonianze inattendibili» di alcuni testi, «intercettazioni telefoniche non trascritte correttamente in alcuni passaggi» (così da renderne equivoca l’interezza costitutiva dei contenuti), nonché «discrasie temporali e orari non collimanti circa gli spostamenti degli imputati». Tutti elementi che poi, in giudizio, hanno dimostrato l’estraneità degli accusati, non provando la loro colpevolezza ogni ragionevole dubbio, così come sempre ribattuto dalla schiera delle difese nelle loro arringhe (avvocati Daniela Munzi, Riziero Angeletti, Daniela Tortelli del foro di Rieti, Annaisa Garcea, David Terracina e Mirco Piccardi del foro di Roma).

La vicenda. Fatti che risalgono al 2 novembre 2016, quando alle 8.19 del mattino, due malviventi assalirono il furgone portavalori in sosta davanti all’Agenzia di Poste italiane a Campoloniano, in via De Felice, per la consegna dei contanti delle pensioni. Due malviventi - strappando di mano la pistola a una delle due guardie giurate della Sabinapol - si impossessarono dei sacchi col denaro per un bottino di 170mila euro. Uno dei due banditi (il romano Franco Mazzelli, uscito dal processo dopo il patteggiamento della pena) - ingaggiando una colluttazione con il vigilante che aveva pure esploso un colpo di pistola in aria - era stato subito fermato dagli agenti della Squadra volante intervenuti. Il complice riuscì a fuggire a bordo di una Citroen C3 poi risultata rubata a Roma due settimane prima. Indagini che poi erano decollate a partire dalle dichiarazioni di un poliziotto fuori servizio che - pochi minuti prima della rapina, transitando casualmente in zona - aveva visto uno degli imputati nelle vicinanze dell’ufficio postale a bordo di un’auto con un altro soggetto. Le indagini della Mobile reatina si indirizzarono così sul reatino Damiano Tolomei (ritenuto ideatore e basista), per poi giungere al suo «probabile complice», il romano e amico, Massimo Scrocca (presunto “palo” per via dei suoi problemi di deambulazione) per poi infine inchiodare Enrico Baldella e il 46enne reatino Mauro Formichetti, anche lui presunto organizzatore del colpo. Inoltre, le indagini evidenziarono anche il concorso nella rapina di Andrea Mazzelli, figlio di Franco, il quale avrebbe atteso, lungo la Salaria, a Osteria Nuova, l’arrivo dei rapinatori dopo il colpo per riportali a Roma. Il bottino? Mai rinvenuto.

 

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Il Messaggero