Rieti, assalto alle Poste: indagine in salita

Le Poste di Campoloniano (Foto Cosentino)
RIETI - Ha tenuto duro e alle domande del giudice che ha convalidato il suo arresto, ha replicato avvalendosi della facoltà di non rispondere, fedele alla regola del...

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RIETI - Ha tenuto duro e alle domande del giudice che ha convalidato il suo arresto, ha replicato avvalendosi della facoltà di non rispondere, fedele alla regola del silenzio che impone di non tradire il complice. Il romano F.M., pregiudicato, con sulle spalle diversi precedenti, non ha alcuna intenzione di rivelare il nome del malvivente insieme al quale ha dato l'assalto a un portavalori della Sabinapol a Campoloniano e sfuggito alla cattura con diverse buste di denaro contenenti oltre centomila euro di bottino.

Assistito dall'avvocato Riziero Angeletti, l'arrestato ha fatto scena muta e, con ogni probabilità, continuerà a farla. Si riduce, così, la speranza della squadra Mobile di identificare il rapinatore che, per fuggire, avrebbe utilizzato un'auto pulita, appartenente a D.T., 52enne reatino (difeso dall'avvocato Italo Carotti), anche lui fermato (il gip non ha convalidato il suo arresto per la trascorsa flagranza ma ne ha disposto la custodia cautelare in carcere perchè gli indizi di colpevolezza sono concreti), al quale la polizia è arrivata perchè la mattina del colpo, intorno alle 8,30, è stato visto parlare con i due romani da un agente della polizia stradale che lo conosce bene. Successivamente, quando ha visto il rapinatore fermato, l'ha riconosciuto come uno dei due che stavano conversando con D.T., che si è difeso fornendo un alibi: «All'ora della rapina ero a Terni, ci sono testimoni che possono confermarlo».
La convinzione degli inquirenti è che abbia messo a disposizione la sua auto, per poi andare a riprenderla in un luogo concordato dove il malvivente sfuggito alla cattura avrebbe effettuato un nuovo cambio. Quando la polizia è andata a prelevare l'uomo, la vettura era regolarmente parcheggiata.

I CONTROLLI
La squadra mobile è al lavoro su cellulari e altri elementi per ricavare indizi utili a risalire al terzo rapinatore, del quale esiste soltanto la descrizione fornita dal poliziotto della Polstrada e da alcuni testimoni presenti al momento dell'assalto al portavalori della Sabinapol. L'unica certezza è che hanno agito a volto scoperto perchè sicuri di non essere riconosciuti.

Si cercano anche anche eventuali i filmati di telecamere di edifici pubblici e privati che potrebbero aver ripreso la vettura di D.T. lungo il percorso di fuga e, magari, anche nel momento in cui il rapinatore latitante è salito su un'altra vettura pulita oppure su un mezzo pubblico. Indagine, dunque, tutta in salita. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero