RIETI - Il recente episodio dei cassonetti per la differenziata di Castelfranco sostituiti con il vecchio bidone nero riapre la questione della raccolta differenziata a Rieti. Il...
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LE CIFRE
Ad oggi l’ente guidato da Regnini trasporta l’umido negli impianti di Aielli (Avezzano) e di Terni a un costo di 91,50 euro a tonnellata. In Umbria finiscono anche carta, plastica, vetro e alluminio. Mentre l’indifferenziato va trasportato nella discarica di Viterbo a un costo di 119,50 al quintale. A Roma e Latina vanno le lampade al neon e i piccoli elettrodomestici. Tutto ciò per il numero uno dell’azienda di igiene urbana ha un costo di trasporto e smaltimento notevole. E allora che fare? «La soluzione – ribadisce Regnini – è dotarsi di un proprio impianto di smaltimento rifiuti».
IL REMAT
Il Comune e Asm – come annunciato da queste colonne – stanno lavorando a Remat (recupero materiale), un impianto innovativo da realizzare nel vecchio sito di stoccaggio di Casapenta e per il quale l’azienda ha già avuto le autorizzazioni necessarie. «In effetti – spiega Regnini – abbiamo ultimato l’iter autorizzativo. Ora abbiamo trovare i fondi necessari per completare l’opera». Il costo preventivato è di circa 12 milioni di euro, ma come già detto in altre occasioni l’intenzione sarebbe quella di sfruttare i fondi europei messi a disposizione per questo tipo di opere, ma Regnini non esclude che si possa ricorrere a capitali pubblici e privati. Ma come funziona Remat? L’impianto si occuperà soprattutto della divisione a valle della parte non organica del rifiuto urbano (vetro, ceramica, cartone, plastica eccetera), mentre per il cosiddetto umido si seguirà i canali tradizionali di smaltimento. Non solo. Sarà dotato di lettori ottici che individueranno i rifiuti, separandoli e stoccandoli pronti per essere riciclati. D’altra parte ad imporre anche alla città capoluogo di dotarsi di un proprio impianto è il nuovo Piano rifiuti della Regione, approvato dalla giunta ad agosto e che dovrebbe passare al vaglio del consiglio entro la fine del mese. Il piano è tassativo: ogni provincia laziale dovrà essere autosufficiente dal punto di vista dello smaltimento dei rifiuti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero