Quota cento. Uil: «A Rieti in 507 hanno scelto il meccanismo di pensione anticipata»

Quota cento. Uil: «A Rieti in 507 hanno scelto il meccanismo di pensione anticipata»
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RIETI - «Salgono a 507 le domande di adesione a quota cento nel nostro territorio. Erano state 447 nella nostra precedente rilevazione di giugno. Altri sessanta reatini in questo ultimo periodo hanno quindi scelto di optare per il meccanismo di pensione anticipata introdotto dal governo Conte». Lo fa sapere Alberto Paolucci, Segretario generale della Uil di Rieti e della Sabina Romana. 


«I dati che abbiamo elaborato – spiega il Segretario regionale – ci offrono questo quadro: la nostra provincia è fanalino di coda per quanto riguarda le richieste a quota cento. Prima di noi c’è la provincia di Viterbo con 1045 domande, quella di Latina con 1480, il territorio di Frosinone che va oltre le duemila richieste e poi la Capitale che supera le 13mila adesioni».

«Spulciando i dati delle altre province italiane – aggiunge Paolucci – scopriamo città con meno adesioni alla pensione anticipata rispetto alla nostra: solo 412 richieste a Crotone, 411 a Vibo Valentia, 416 a Gorizia. Mentre la vicina Terni si attesta a 521 e Ascoli Piceno 697. Su tutto il territorio italiano le domande sfiorano le 165mila unità. Oltre sessantamila sono state presentate da lavoratori dipendenti, più di 14mila da artigiani, poco più di tremila da coltivatori diretti e coloni, soltanto 634 da uomini e donne che lavorano nello sport e nello spettacolo. Da nord a sud, le donne italiane che hanno deciso di abbandonare anticipatamente il mondo del lavoro sono 43mila, gli uomini più di 121mila». 


«Le attuali cifre – conclude Paolucci – confermano che quota cento nasconde delle criticità che andrebbero risolte al più presto. Per questo provvedimento occorrono delle modifiche. Occorre una maggiore e strutturata flessibilità di accesso alla pensione per tanti lavoratori e lavoratrici. Ma poi bisogna poi affrontare anche il tema delle future pensioni dei giovani, della valorizzazione del lavoro di cura per le donne e della maternità ai fini previdenziali, e infine non possiamo dimenticare che deve essere ripristinata la piena rivalutazione delle pensioni in essere». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero