Rieti, presunta prostituzione in hotel: subito un rinvio del dibattimento in aula

Tribunale (Archivio)
RIETI - Rinviata all’anno nuovo l’apertura del dibattimento relativo al processo sul presunto giro di prostituzione presso l’Hotel Blu di via Salaria per...

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RIETI - Rinviata all’anno nuovo l’apertura del dibattimento relativo al processo sul presunto giro di prostituzione presso l’Hotel Blu di via Salaria per L’Aquila, a Rieti. In considerazione dell’elevato numero di soggetti chiamati a testimoniare in aula, il collegio del tribunale di Rieti (presidente Carlo Sabatini, giudici a latere Alessio Marinelli e Virginia Arata) ha rinviato l’udienza e l’inizio dell’istruttoria dibattimentale che dovrà fare luce e chiarezza su quanto avveniva tra le mura del tre stelle - circa 15 camere, disposte su tre piani - al civico 52 di via Salaria per L’Aquila.

La vicenda


Era l’agosto del 2018 quando gli agenti di polizia notificarono al titolare dell’Hotel il decreto di chiusura dell’attività per 15 giorni, provvedimento disposto dall’allora questore di Rieti Antonio Mannoni per via delle «caratteristiche di evidente pericolosità sociale dell’attività dell’hotel che si riflette sulla moralità ed il buon costume». In precedenza erano state le indagini condotte dalla Squadra mobile di Rieti, coordinata dal dirigente Antonella Maiali, ad aver permesso di accertare - al termine di una capillare indagine - numerosi casi di donne e transessuali di nazionalità straniera (per lo più dell’Africa) che si sarebbero prostituite nell’hotel dopo aver pubblicizzato i loro annunci sul sito web “bakecaincontri”. Sul portale internet inserivano i loro numeri telefonici, foto e video hard, indicazioni su come recarsi nelle stanze dell’hotel reatino e consigli sull’elusione della registrazione quali ospiti della struttura ricettiva. Da qui la denuncia scattata - e successivo procedimento penale - nei confronti del gestore che però, rispetto agli addebiti contestati, si è sempre dichiarato estraneo, ribadendo il legittimo svolgimento delle attività della struttura ricettiva che sempre avrebbe comunicato in questura i dati personali dei soggetti alloggianti all’interno dell’albergo, in «assenza di qualsivoglia attività di favoreggiamento», precisando sempre la volontà di fare chiarezza anche nell’interesse stesso della struttura alberghiera. Una vicenda che suscitò un certo clamore. Ad usufruire, nel completo anonimato, delle prestazioni sessuali delle straniere sarebbero stati molti soggetti reatini ma anche diverse persone provenienti dall’hinterland della provincia e aree limitrofe.

 

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Il Messaggero