Rieti, processo per il crollo ad Accumoli nel sisma. Il consulente di parte: «Norme sul campanile rispettate»

Processo per il crollo ad Accumoli nel terremoto
Per il crollo della vela campanaria della chiesa santi Pietro e Lorenzo di Accumoli, a seguito del sisma del 24 agosto 2016, e che costò la vita ai quattro membri della...

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Per il crollo della vela campanaria della chiesa santi Pietro e Lorenzo di Accumoli, a seguito del sisma del 24 agosto 2016, e che costò la vita ai quattro membri della famiglia Tuccio, il consulente tecnico dell’ex sindaco Stefano Petrucci - l’ingegnere Claudio Moroni attacca subito chiaro e deciso davanti al giudice Porro: «L’impianto accusatorio ci risulta essenzialmente inesatto e confuso nell’inquadramento del lavoro di staffatura e, soprattutto, mosso a monte da valutazioni errate ed infondate». Palese l’assenza di qualsivoglia violazione delle disposizioni normative o di norme cautelari da parte dell’ex sindaco che avrebbe correttamente operato - come più volte sottolineato da Moroni - richiamando e attenendosi a un preesistente bagaglio tecnico e normativo. Dopo un’ampia digressione sull’evento sismico (magnitudo, valori accelerometrici, amplificazione sismica) e sugli aspetti legislativi, Moroni ha poi passato in esame la condotta dell’ex sindaco Petrucci, dal cui operato si rivelerebbe l’assenza totale di un nesso di causalità per il caso specifico relativamente ai capi di imputazione contestati: «Dalla documentazione agli atti è constatabile che, a seguito del sopralluogo il Genio Civile, questo non espresse alcun giudizio di inagibilità della vela campanaria ma, al contrario, indicò l’interdizione di alcune porzioni degli edifici adiacenti per il rischio indotto dalla eventuale caduta dei due conci sconnessi (di rilevanza non strutturale), e non della torre campanaria, a cominciare dall’adiacente edificio di culto e dalla immediatamente sottostante porzione della caserma dei carabinieri». In altre parole, secondo le conclusioni del consulente, il campanile non riportò danni dai precedenti terremoti, la vela non era inagibile e non erano quindi richiesti interventi di adeguamento o ristrutturazione.


LE ORDINANZE

Poi sull’“affaire ordinanze”: «Il sindaco, sussistendo un potenziale rischio per incolumità pubblica emise correttamente un’ordinanza sindacale in piena coerenza con quanto disposto a seguito di eventi sismici, altrettanto corretta fu l’emissione della successiva ordinanza di revoca della precedente aderente ai princìpi emanati con le disposizioni commissariali una volta rimossa la causa della precedente interdizione. Disposizioni però ignorate dall’accusa». In evidenza nel corso dell’esame anche il fatto che «l’eccezionalità dell’evento, considerata l’epoca di costruzione della torre campanaria, tempi in cui non sussisteva in alcun modo, alcuna norma, che imponesse alla vela di essere realizzata in modo che fosse in grado di resistere ad un prefissato valore dell’accelerazione al suolo». In buona sostanza, quel campanile non poteva non crollare. Punti evidenziati anche nel successivo esame del professor Franco Braga. I due periti saranno controesaminati nella prossima udienza. Il drammatico crollo della vela campanaria causo la morte di Andrea Tuccio, della moglie Graziella Torroni, entrambi 34enni e dei loro due figli Stefano di 8 anni e Riccardo di appena 9 mesi. Sette, tra tecnici e amministratori, gli imputati accusati di omicidio e disastro colposo: Angelo Angelucci, Pier Luigi Cappelloni, Mara Cerroni, Alessandro Aniballi, Stefano Petrucci, Giuseppe Renzi e Matteo Buzzi.

 

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Il Messaggero