RIETI - Per la prima volta nella storia del tribunale reatino, entrato in funzione nei primi anni ‘60, un processo trasloca dall’edificio di piazza Bachelet per...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La spiegazione
Una scelta, quella di spostare la causa in una sede diversa da quella naturale, assunta autonomamente dal tribunale e dettata dalla necessità di assicurare il rispetto delle norme sul distanziamento personale imposto dal Covid 19 che, invece, non sarebbe stato possibile garantire nell’aula Caperna dove sono state celebrate tutte le udienze fino a marzo scorso. La soluzione permetterà a tutte le parti (numerose quelle in rappresentanza delle vittime) di assistere alle fasi conclusive del primo dei diversi procedimenti aperti dalla procura all’indomani del disastroso terremoto che devastò Amatrice e Accumoli nel Reatino, oltre ad altri comuni dell’Italia centrale, causando 299 morti, dei quali 239 nel solo territorio amatriciano. La decisione del giudice monocratico Carlo Sabatini è in linea con quanto aveva già pronosticato il presidente del tribunale, Pierfrancesco de Angelis, dopo le misure varate per fronteggiare l’emergenza coronavirus, quando parlò della necessità di reperire spazi più ampi per i processi con affollamenti di persone che le aule attuali del palazzo di giustizia non possono fronteggiare. Alla fine, ottenuta la disponibilità dell’amministrazione provinciale, la scelta è caduta sull’aula consiliare di palazzo d’oltre Velino, dove saranno installate tutte le apparecchiature necessarie per la registrazione degli interventi. La scelta di trasferire un processo fuori dalla sua sede naturale è, al momento, limitata a quello sul crollo delle palazzine di Amatrice, ma potrebbe riproporsi in occasione di altri dibattimenti, già iniziati, dove sono presenti decine di imputati e altrettanti avvocati difensori nonché i rappresentanti delle parti civili. Ma da piazza Bachelet fanno sapere «che si deciderà di volta in volta, in accordo con le parti interessate».
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero