Rieti, la vegetazione invade i resti del ponte romano

Resti del ponte romano
RIETI - In pieno centro a Rieti c’è una sorta di foresta pluviale, una piccola giungla, di quelle che per attraversarle ci vorrebbe il machete. Non molti...

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RIETI - In pieno centro a Rieti c’è una sorta di foresta pluviale, una piccola giungla, di quelle che per attraversarle ci vorrebbe il machete. Non molti però se ne sono accorti, poiché per poterla osservare occorre sporgersi dal ponte in fondo a via Roma: uno sforzo che, evidentemente, chi è addetto alla manutenzione del verde urbano di sicuro non fa. O meglio, se ne ricorda solo in occasione del Palio della Tinozza, quando i resti dell’antico ponte romano fungono da boa per i concorrenti, nonché da punto d’appoggio per le squadre dei potenziali soccorritori. Ma anche in quella occasione non si va oltre a un taglio frettoloso tanto che, al momento, non sarebbe occorso avere il pollice verde a chi si fosse affacciato per ammirare la bella oasi con tanto di oche, papere e germani, per prevedere che entro breve le piante - perché non si tratta di semplici erbacce - sarebbero ricresciute di almeno un metro, col risultato di sfrattare o quasi i poveri palmipedi, ormai costretti a stazionare ai bordi ancora agibili dell’antico rudere.


E così è stato dopo neanche tre mesi. Se le oche potessero parlare avrebbero di che ridire e, potendo volare, se ne sarebbero già andate via però, non essendo in grado di farlo, ci facciamo portatori in loro vece delle lamentele, proponendo un’alternativa allo sfalcio delle piante moleste: l’organizzazione, come per le olimpiadi, di una edizione autunno-inverno del Palio della Tinozza, che funga anche da promemoria per chi di dovere, per mantenere il decoro di uno degli scorci più attraenti della città. Scherzi a parte, è un vero peccato assistere a una simile manifestazione di incuria, facilmente evitabile per non incorrere nelle prevedibili critiche dei turisti che visitano la nostra città. Si tratta quindi di un duplice S.o.s., non solo per salvaguardare il decoro estetico del ponte romano, ma anche per rendere più confortevole l’esistenza dei pennuti che vi stazionano. P.s.: Vorremo evitare di riscrivere questo articolo tra tre mesi.

 

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Il Messaggero