Rieti, mozione Emiliano assente al congresso cittadino Pd, Pariboni per Renzi, Mitolo per Orlando

La convention cittadina del Pd
RIETI - Mozione Emiliano non pervenuta alla «convenzione» cittadina del Pd: assente il presidnete della Provincia Giuseppe Rinaldi per un contrattempo, si sono...

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RIETI - Mozione Emiliano non pervenuta alla «convenzione» cittadina del Pd: assente il presidnete della Provincia Giuseppe Rinaldi per un contrattempo, si sono così confrontati all’insegna del massimo fair play Emanuela Pariboni schierata con Matteo Renzi e Daniele Mitolo per Andrea Orlando. «Errori ne sono stati fatti ma anche Renzi è cresciuto», ha detto la vicesindaco Pariboni (nella foto), salvando sia la stagione delle riforme del suo governo che l’idea di un Pd a vocazione maggioritaria. «Né deve farci paura una leadership forte e il principio che il segretario del partito è anche il candidato premier». Quanto al partito – dice nella saletta della federazione di via Cintia piena di gente, mentre di là già sono iniziate le votazioni - «è un partito sano e in salute. Dovremmo esserne un po’ più orgogliosi».


Per Daniele Mitolo il Partito democratico è qualcosa in più: «siamo praticamente l’unico partito vero rimasto in circolazione, e il confronto dialettico tra componenti non è segno di debolezza, semmai di forza, la forza della democrazia». Il consigliere regionale Mitolo riconosce inoltre similitudini «sostanziali» tra la mozione Renzi e quella Orlando su riforme, economia, Europa. Ma poi marca anche qualche differenza non proprio piccola: «Il 4 dicembre è stato uno spartiacque: noi abbiamo sostenuto convintamente il premier e le sue riforme ma la scelta di dividere il Paese e non di unire l’abbiamo pagata cara». Né si può ragionevolmente pensare all’autosufficienza: «Il 40 per cento è un miraggio, e per fortuna non solo per noi. Serve un centrosinistra plurale, e l’esempio della giunta regionale guidata da Zingaretti può fare scuola».


Daniele Mitolo boccia anche la sovrapposizione segretario-premier: «Non giova al governo, che dovrà nascere necessariamente da alleanze, e non giova al partito, che ha bisogno di qualcuno che se ne curi. E Orlando questo vuole fare». Si è votato fino alle 20, alle 21 i dati dicevano 74% per Renzi, 25% per Orlando e 1% ad Emiliano. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero