Rieti, un anno dalla visita di Papa Francesco nel Reatino: «Ricordo indelebile»

Il Papa a Borbona il 4 ottobre 2016
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RIETI - «Chi avrebbe mai immaginato che a 92 anni avrei pranzato con il Papa». Con gli occhi carichi di entusiasmo, a un anno esatto da quella memorabile giornata, la signora Emma ancora non si capacita. Era il giorno di San Francesco 2016, la mattinata scorreva come tutte le altre alla Rsa San Raffaele di Borbona. «Aspettavamo la visita del vescovo di Rieti, monsignor Pompili - racconta il direttore della struttura, Maurizio Salvatori - ma nessuno pensava arrivasse in compagnia del Santo Padre, di ritorno dalla visita ai paesi terremotati. Lo abbiamo visto semplicemente entrare, senza preavviso e senza convenevoli. Anzi, mi ha chiesto il permesso di visitare la struttura».


L'INCONTRO
La visita del Papa ai «deboli», alle popolazioni colpite dal sisma, agli anziani, ai bambini della scuola elementare di Amatrice assunse un significato carico di esemplare simbologia francescana. Il sindaco di Borbona, Maria Antonietta Di Gaspare, colse subito la ricorrenza: «Dopo il benvenuto gli ho fatto gli auguri, e lui molto stupito mi rispose che a parte le persone del suo entourage, nessuno quella mattina si era ricordato di quella data». La caposala Lavinia sfodera un sorrisone solo a ripensarci: «Non sapevo come dirgli che avrei voluto farmi un selfie con lui, non sapevo se potevo farlo e come ci si rivolge a un Pontefice». Poi, le cose vennero da sé e quell'autoscatto che la ritrae raggiante insieme alle colleghe e al Santo Padre oggi è un magnifico ingrandimento appeso sulla parete. Uno dei tanti che ricordano quella giornata. «Visitò tutte le stanze dei pazienti una ad una, li salutò con calore, poi chiese se poteva pranzare insieme agli ospiti o era di disturbo», prosegue il direttore. In fretta e furia fu allestito un tavolo a ferro di cavallo, bicchieri di plastica, la tovaglia bianca, «a cui abbiamo cercato di spianare il più possibile le grinze con le braccia» e poi quello che c'era quel giorno sul menù, nasello al forno, pasta, crostata fatta in casa. Una crostata molto apprezzata da Papa Francesco, che chiese espressamente di complimentarsi con il personale della cucina. Emma si ritrovò il Papa vicino a tavola, il vescovo di fronte, «e me la sono cavata benissimo con i titoli, a uno Santità, all'altro Eccellenza: ho fatto solo la quinta elementare, ma faccio tutti i giorni le parole crociate, queste cose le so».

GLI ANEDDOTI

Un pranzo trascorso narrando aneddoti, staccando dalla quotidianità stravolta da una sorpresa condita di disarmante semplicità: «E' stato alla mano, era lui che mi versava l'acqua, che mi porgeva le portate, che mi chiedeva se ne volevo ancora». A un certo punto Emma non resiste più, prende il telefono, vuole chiamare i figli, le sorelle, deve assolutamente rendere i familiari partecipi di quell'esperienza unica, ma è lo stesso Papa a trattenerla, perché «i cellulari quando si mangia e si colloquia è meglio non usarli». Anche il sindaco ricorda quel momento conviviale, in cui si toccò anche la tematica dell'invadenza della tecnologia e molto altro, ma sempre in maniera molto scherzosa: «Gli chiesi se volesse assaggiare le nostre penne al pomodoro anziché il riso in bianco che aveva scelto per stare leggero». La risposta di Papa Francesco fu esilarante: «No, preferisco il riso, per sicurezza. Sa, il mio autista non guida poi così bene». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero