L’arte di Amatrice e Accumoli dal terremoto alla rinascita: aRieti la grande mostra sul patrimonio recuperato

L’arte di Amatrice e Accumoli dal terremoto alla rinascita: aRieti la grande mostra sul patrimonio recuperato
RIETI - Cinque anni dopo il sisma che sconvolse il centro Italia tornano ad essere esposte al pubblico le opere d’arte sacra che per secoli hanno accompagnato e nutrito la...

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RIETI - Cinque anni dopo il sisma che sconvolse il centro Italia tornano ad essere esposte al pubblico le opere d’arte sacra che per secoli hanno accompagnato e nutrito la fede e la devozione delle genti di Accumoli e di Amatrice. Oltre una sorte avversa, l’arte di Amatrice e Accumoli dal terremoto alla rinascita, è la grande mostra dedicata al patrimonio artistico dei due paesi martiri del terremoto voluta dalla Fondazione Varrone con la collaborazione e la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio dell’Area metropolitana di Roma e della Provincia di Rieti. Allestita nel piano nobile di Palazzo Dosi-Delfini nella piazza centrale di Rieti, la mostra propone al pubblico 65 opere tra dipinti, sculture, arredi sacri, reperti e documenti, provenienti dalle rovine del Museo civico, delle chiese e dei palazzi di Accumoli e Amatrice, recuperati nelle settimane seguite al sisma del 2016.


Si va dal modellino ideale di Amatrice in pietra recuperato dalla chiesa del Suffragio, alla Sacra Famiglia con San Giovannino, dipinta su tavola nel 1527 da Cola dell’Amatrice, uscita praticamente indenne dal Museo Civico. In mostra anche l’antichissima tavola della Madonna di Cossito, la scultura lignea della Madonna con Bambino della chiesa di Poggio d’Api, il trittico della Madonna delle Coste venerata ad Accumoli, il prezioso reliquiario della Filetta e le croci processionali dell’orafo Pietro Paolo Vannini. Non manca l’opera simbolo del Rinascimento a Configno, la tavola d’altare della chiesa di Sant’Andrea di Pierpaolo da Fermo, affine ad altre composizioni realizzate tra Quattrocento e prima metà del Cinquecento tra Toscana, Umbria e Marche. 


«Visitare questa mostra è un atto d’amore verso le comunità colpite dal sisma e un atto di speranza nella loro rinascita – dice Antonio D’Onofrio, presidente della Fondazione Varrone – Abbiamo investito sul restauro e sulla “restituzione” di queste opere d’arte perché il legame con le radici della nostra gente non venga meno. La speranza è che la macchina della ricostruzione che si è faticosamente messa in moto non si fermi: gli ostacoli, vedi l’aumento dei costi delle materie prime, non mancano. Ma noi crediamo che sia più forte l’orgoglio di rivedere in piedi e vive Amatrice e Accumoli». 


La mostra è aperta dal martedì alla domenica dalle 17 alle 20. L’ingresso è gratuito, non occorre prenotare.


Nel catalogo che accompagna la mostra a cura di Paola Refice e Giuseppe Cassio c’è un ampio riferimento al lavoro di restauro e di studio sulle opere esposte. Un contributo storico e scientifico che potrà tornare utile ora che sta entrando nel vivo il lavoro di ricostruzione e rinascita dei borghi. 


 

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Il Messaggero