Rieti, Moscatelli tiene sempre alti i colori di Scandriglia: "A 39 anni vincere ancora con questa maglia"

Patrizio Moscatelli
SCANDRIGLIA - Per lo Scandriglia è stato l’anno di un nuovo inizio. La società ha appena chiuso il campionato di Seconda categoria sotto la gestione del nuovo...

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SCANDRIGLIA - Per lo Scandriglia è stato l’anno di un nuovo inizio. La società ha appena chiuso il campionato di Seconda categoria sotto la gestione del nuovo presidente Luca Orati. Per Patrizio Moscatelli, classe 1977 si è invece appena chiusa la quindicesima stagione con la società sabina: “Abbiamo iniziato questo percorso con una società tutta nuova - spiega Moscatelli - voglio ringraziare subito il presidente Orati per la grande passione che sta mettendo in ogni dettaglio. Eravamo partiti con l’idea di dover disputare il campionato di Terza categoria, anche se poi è stata effettuata l’iscrizione in seconda. Abbiamo dimostrato di essere un gruppo valido, siamo praticamente gli stessi giocatori da cinque anni e questo ovviamente è un vantaggio. Direi che chiudere il campionato a metà classifica mi e ci rende soddisfatti”.


Come detto, quella di Patrizio Moscatelli, è una carriera lunga ben quindici anni, sempre con la stessa maglia addosso: “Ho vissuto praticamente tutte le fasi di questa società, tra campionati di Prima e Seconda categoria, svolgendo praticamente ogni ruolo. In realtà come la nostra è difficile reperire materiale umano e, ovviamente, anche le risorse economiche che ti permettono di dare continuità al progetto. Con gli anni il mio impegno è sceso, e nel mese di maggio è nato anche mio figlio. Ora c’è più tempo da dedicare alla famiglia, perché se da una parte un figlio ti toglie del tempo, dall’altra ti da una forza incredibile per affrontare ogni giorno”.

In oltre quindici anni di carriera di pagine ne sono state scritte tante, anche se Moscatelli ha le idee piuttosto chiare su quale su quali sono i due momenti che lo hanno segnato maggiormente: “Il ricordo più bello è il campionato di Seconda categoria vinto qualche anno fa. Di quel momento e di quei giorni ricordo tutto come se fosse accaduto ieri. Ricordo anche il rigore sbagliato nella semifinale di Coppa Lazio giocata contro il Selci allo “Scopigno” di Rieti. Il dispiacere per quel calcio di rigore sbagliato me lo porto dietro ancora oggi”.

Trentanove anni, un figlio appena nato, ma la voglia di continuare a fare progetti e, perché no, ad avere dei sogni nel cassetto: “Prima della fine della mia carriera mi piacerebbe tornare a vincere con questa maglia, sarebbe bellissimo. E’ chiaro che a 39 anni le occasioni non saranno ancora moltissime, ma io me lo auguro. Vorrei poi che il settore giovanile, con il quale siamo ripartiti quest’anno con un nuovo progetto, diventi un punto di riferimento ed un vero bacino anche in funzione della prima squadra. Alla luce delle esperienze avute nella mia carriera voglio lanciare un piccolo appello: credo che bisogna fare un salto di qualità mentale. Troppo spesso sui campi di calcio si registrano episodi spiacevoli, ed ogni forma di rispetto viene a mancare. Credo che anche la federazione, sotto questo punto di vista, debba fare qualcosa di più”.


Un appello importante, di chi ne ha viste tante e nonostante tutto resta innamorato dello sport, che lascia legami e ricordi indissolubili. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero