Rieti, rogo mortale: l'accusa per il giovane è di incendio doloso e omicidio volontario

Il luogo dell'incendio e il sopralluogo del sindaco Cicchetti (Foto COSENTINO)
RIETI - «Non volevo ucciderlo, ho solo dato fuoco al divano per rabbia quando stavo uscendo da casa insieme alla mia fidanzata dopo la lite», è quanto...

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RIETI - «Non volevo ucciderlo, ho solo dato fuoco al divano per rabbia quando stavo uscendo da casa insieme alla mia fidanzata dopo la lite», è quanto affermato, in sintesi, da Alessandro Di Giambattista, il giovane che, appiccando l’incendio dell’abitazione dove viveva il pensionato di 67 anni, Enrico Andrea Piva, ne ha causato la morte. L’anziano, secondo i primi accertamenti, è deceduto a causa delle esalazioni provocate dall’intenso fumo sprigionatosi lungo tutti e tre i piani del piccolo edificio in vicolo Barilotto, e sulla parte superiore del suo corpo, quando è stato ritrovato dai vigili del fuoco, erano presenti gravi ustioni. Sarà comunque l’autopsia ordinata dal pm Luana Bennetti e affidata al medico legale Guido De Mari, a dare tutte le risposte.


IL TENTATIVO

Piva, secondo la prima ricostruzione della squadra Mobile, quando le fiamme si sono propagate, ha cercato riparo all’ultimo piano pur muovendosi con difficoltà per problemi di deambulazione. E, sempre domani, nel carcere di Vazia è stata fissata dal gip l’udienza di convalida del fermo disposto dalla procura nei confronti di Di Giambattista dopo l’interrogatorio al quale è stato sottoposto in Questura: il capo di accusa è incendio doloso e omicidio volontario. Il figlio della vittima ha nominato come avvocato di parte civile Cristian Baiocchi, mentre una delle due sorelle della vittima ha nominato Emanuele Chiarinelli. L’indagato, rinchiuso nella sezione dei detenuti comuni senza essere sottoposto a misure particolari, ha nominato difensore di fiducia l’avvocato Marco Arcangeli, il legale che lo ha già assistito in precedenti processi per resistenza a pubblico ufficiale e che lo sta attualmente difendendo in un altro processo dove Di Giambattista è accusato di aver rapinato la farmacia Sant’Agostino in viale Morroni. A lui, la Mobile risalì attraverso l’esame del Dna ricavato da un fazzoletto sporco di sangue recuperato all’interno dell’esercizio. E’ probabile che l’indagato possa avvalersi della facoltà di non rispondere in attesa di contestazioni più precise, mentre l’avvocato Arcangeli potrebbe chiedere per il suo cliente una perizia psichiatrica, visto che già in due precedenti occasioni è stato sottoposto a esami clinici del genere. Ci sarà da ricostruire nei dettagli i motivi della lite, originata da una presunta aggressione da parte di Piva alla ragazza di Di Giambattista. Tante le versioni raccolte tra chi conosceva i protagonisti, compresa quella di un’intromissione (non gradita) da parte della vittima in problemi personali tra l’arrestato e la sua fidanzata.
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Il Messaggero