Rieti, sono 198 i soldati reatini deceduti nei lager nazisti tra il 1943 e il 1945

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RIETI - Mario Amadei, classe 1910, di Cittaducale, soldato appartenente al 2°Rgt. Bersaglieri: aveva 33 anni, essendo nato il 28/4/1910, quando il 15 settembre del '43 venne...

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RIETI - Mario Amadei, classe 1910, di Cittaducale, soldato appartenente al 2°Rgt. Bersaglieri: aveva 33 anni, essendo nato il 28/4/1910, quando il 15 settembre del '43 venne catturato dai nazisti a Belgrado, sul fronte serbo. Morì poco più di due mesi dopo, il 22 novembre, per malattia nel lager di Herzeberg.




E' uno dei 198 militari reatini internati dopo l'8 settembre e caduti nei campi nazisti nel periodo 1943-1945, inserito nell'elenco della banca dati che l'Imi, Internati Militari Italiani, ha presentato a Roma, a Palazzo Giustiniani, in un convegno aperto e presieduto dal presidente del Senato, Pietro Grasso. L'Imi ha voluto ricostruire le tragiche vicende cha hanno determinato il dissolvimento dell'Esercito italiano nella fase finale del secondo conflitto mondiale e ha voluto ricordare i militari che hanno perso la vita nei lager marxisti del Terzo Reich dopo la loro cattura sui vari fronti europei.



IL PERCORSO

L'organizzazione ha lavorato per quasi un ventennio per non disperdere il patrimonio storico, culturale e umano, arrivando a definire cifre importanti e compiendo un lavoro di schedatura individuale di grande interesse storico: 50 mila risultano essere gli internati militari italiani, per i quali quasi 200 mila documenti, testimonianze, certifica, atti ufficiali e altra documentazione utile a raggiungere la verità sono stati consultati da archivi italiani e tedeschi. Venendo alla provincia reatina, ad oggi, risultano caduti nei lager nazisti 29 soldati nati a Rieti e ben 169 nati nella nostra provincia, per ciascuno dei quali l'Associazione nazionale reduci dalla prigionia, dall'internamento, dalla guerra di liberazione sta terminando la schedatura.



Il risultato del lavoro sarà disponibile tra un mese. Per i caduti reatini, ad oggi, l'istituto non dispone di foto che devono essere necessariamente del periodo a cui risale la morte. Elenchi alla mano, la collaborazione delle relative famiglie sarà certamente risolutiva. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero