Morì in uno scavo, assoluzione definitiva del tecnico comunale

Lo scavo di Patarico di Amatrice
RIETI - Tredici anni dopo quel tragico 9 dicembre 2008, quando un operaio morì travolto dallo smottamento di uno scavo mentre stava lavorando al rifacimento di un tratto...

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RIETI - Tredici anni dopo quel tragico 9 dicembre 2008, quando un operaio morì travolto dallo smottamento di uno scavo mentre stava lavorando al rifacimento di un tratto della rete fognaria nella frazione di Patarico di Amatrice, la Cassazione ha posto la parola fine alla lunga vicenda processuale nata dopo l’inchiesta della magistratura. I giudici della quarta sezione penale hanno respinto il ricorso presentato dalle parti civili verso Danilo Salvetta, 53 anni, responsabile dell’ufficio tecnico del comune amatriciano, già assolto nei precedenti processi per non aver commesso il fatto, e hanno dichiarato estinto il reato per un altro imputato, responsabile del servizio idrico della società Acearieti, incaricata di eseguire i lavori, deceduto lo scorso anno, che in Corte di Appello era stato condannato insieme al titolare della ditta per omicidio colposo a due anni e prescritto dai reati contravvenzionali. La dichiarazione di estinzione ha anche comportato la revoca delle statuizioni civili nei suoi confronti. In un separato giudizio precedente, la Cassazione aveva respinto il ricorso del geometra Ottavio Cioni contro la condanna a un anno e quattro mesi riportata in un quarto processo celebrato in Appello, ordinato dalla stessa Cassazione in conseguenza dell’assoluzione, pronunciata in secondo grado, dopo un primo giudizio in abbreviato celebrato a Rieti nel 2011 dal gup del tribunale, nel quale Cioni era stato condannato a un anno e otto mesi per omicidio colposo. Il geometra, secondo le conclusioni dei giudici, fu l’effettivo direttore dei lavori (ruolo escluso una prima volta in appello, dove Cioni fu assolto, difeso dall’avvocato Pietro Carotti), intervenendo personalmente sul luogo del rifacimento della condotta fognaria, individuando insieme al titolare della ditta i punti in cui operare, stabilendo a quale livello sottoterra e con quali modalità porre i tubi del collettore. L’imputato, da parte sua, ha sempre negato di aver ricoperto compiti decisionali, ma i giudici hanno ritenuto provato il suo coinvolgimento diretto dopo cinque processi.

La vicenda


A perdere la vita, 13 anni fa, fu l’operaio Nando Pettinaro, mentre un secondo rimase ferito, un dramma causato dal mancato allestimento delle armature di contenimento delle pareti dello scavo e dall’omessa adozione di qualsiasi piano operativo di sicurezza. Ad aggravare la situazione, si aggiunse l’indebolimento del terreno dello scavo, reso fragile dalla pioggia caduta in precedenza. Proprio durante i lavori effettuati a quattro metri e mezzo di profondità, una delle pareti crollò parzialmente schiacciando Pettinaro e il collega e ferendo anche il titolare della ditta che stava operando insieme ai suoi dipendenti. In giudizio era stato citato anche il Comune di Amatrice (assistito dall’avvocato Mario Cicchetti) quale responsabile civile per via delle convenzioni firmate con Acearieti, ma ogni responsabilità dell’ente per quanto si verificò a Patarico è stata definitivamente esclusa.

 

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Il Messaggero