Rieti, commozione per l'ultimo saluto alla giovane Livia Lestini

Rieti, commozione per l'ultimo saluto alla giovane Livia Lestini
RIETI - Era affamata di vita, la giovane Livia Lestini. Quindici anni appena, una malattia l’ha portata via troppo presto dai suoi cari. Pur nella sofferenza, dai suoi occhi...

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RIETI - Era affamata di vita, la giovane Livia Lestini. Quindici anni appena, una malattia l’ha portata via troppo presto dai suoi cari. Pur nella sofferenza, dai suoi occhi traspariva un grande carisma. Parlava di sé sognando un futuro luminoso e fino in fondo si è goduta ogni momento. Costretta a diventare grande troppo in fretta, cinque anni fa aveva perso la mamma. In tanti, nelle ultime ore, si sono stretti attorno al papà Attilio e alla sorellina Giulia, di 12 anni. Nella chiesa di Piazza Tevere è profonda la commozione del parroco di San Francesco Nuovo, don Giovanni Franchi, che parla di uno strappo lacerante, rasserenato dall’esultanza di Gesù risorto. “La fede ha illuminato le lunghe e dure notti della famiglia Lestini” sottolinea il parroco.

È Francesco Saverio Pasquetti uno degli animatori adulti che accompagnano i ragazzi dalla terza media fino all’ultimo anno delle superiori, a leggere la commovente lettera dei compagni di catechismo: “Eri un’amica speciale, Livia e se è vero che le persone che ci lasciano in realtà non muoiono perché vivono comunque nei cuori di chi le ha amate, tu vivrai per sempre dentro di noi!”.
“Aveva un carisma straordinario – ricorda Francesco - umanamente impensabile in una ragazzina di quell’età. Si sentiva che in lei splendeva qualcosa di diverso. Si vedeva dai suoi occhi, anche pochi giorni prima che ci lasciasse. Guardava avanti e la virtù della speranza brillava in lei nitida: non aveva tempo di compiangersi ed ha vissuto pienamente sino all’ultimo istante di vita”.
“Da lei prendevo ispirazione - racconta Marta tra le lacrime – Eravamo amiche fin da piccole e giocavamo insieme a basket. Non mollava mai, vorrei avere la sua forza”.
“Mi ha colpito subito, Livia, perché era una ragazza sempre col sorriso stampato sulla faccia – dice la tredicenne Miriam, che ha conosciuto la giovane a fine agosto - Era raggiante come il sole, sempre felice”.
“Nonostante la sua sofferenza, Livia era in grado di rendermi felice anche quando non lo ero” le fa eco Beatrice.
“Quando incontri persone come Livia o come sua mamma Sonia non te le togli più dal cuore. Trasmettono forza agli altri anche quando servirebbe a loro” dice Adelaide Mari, che da anni conosceva la famiglia.

“Lascio rivivere i bei ricordi del tempo vissuto insieme – commenta Patrizia Tempesta, dirigente della squadra di basket under 16 femminile Willie dove Livia si allenava - Vederti crescere dentro quelle divise più grandi di te e poi, nel tempo migliore della vita, veder arrivare all’improvviso un giorno che non avremmo mai voluto ricordare, che ha cambiato tutto. Siamo rimasti ad aspettare il nostro capitano nelle palestre della città, ad aspettare di vedere ancora quel tuo viso dolce e sorridente sotto canestro, insieme a noi, con noi, sempre. Quello che è accaduto ci ha stravolto, ma resta il tempo condiviso, restano i ricordi e resta l’amore”.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero