Donna disabile morta a Cascia, la badante di Contigliano: «Non ho mai maltrattato nessuno»

Onelli di Cascia (foto Preziotti)
RIETI - Disabile morta a Cascia, la badante si difende: «Non ho mai maltrattato nessuno: vivevamo insieme a Onelli di Cascia e andavamo d’accordo». È...

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RIETI - Disabile morta a Cascia, la badante si difende: «Non ho mai maltrattato nessuno: vivevamo insieme a Onelli di Cascia e andavamo d’accordo». È questo il tenore delle poche parole che la 68enne, nativa di Contigliano e domiciliata a Longone Sabino, ha scambiato con l’avvocato reatino Gioacchino Belloni, incaricato ieri mattina di difenderla dall’accusa di maltrattamenti che le viene mossa dalla Procura di Spoleto. La donna si è infatti recata a Perugia, dove è stato formalizzato il conferimento dell’incarico ai medici legali Luca Tomassini e Sara Riccioni, che ieri pomeriggio hanno iniziato le operazioni peritali sul corpo di Patrizia Canini, la 48enne morta giovedì mattina, in circostanza da chiarire, poco prima dell’arrivo dei soccorsi. 

All’autopsia ha partecipato, come consulente tecnico della difesa, il dottor Gaetano Falcocchio, medico legale di Rieti. Accertamenti specifici sono stati disposti «per accertare la presenza di eventuali lesioni» anche sull’altra donna che viveva con loro a Onelli e tuttora ricoverata in ospedale. 
Quest’ultima si è rivelata una testimone chiave nelle ore immediatamente successive alla morte della Canini e avrebbe riferito agli inquirenti circostanze ritenute significative. In particolare, avrebbe accennato a presunte situazioni di violenza, entrando in alcuni dettagli e parlando di un’accetta. Tutte questioni che verranno approfondite e su cui in questa fase ci si muove con la massima cautela. La donna, infatti, presenta problemi di tipo cognitivo e verrà sottoposta a valutazioni specifiche per accertare il suo grado di attendibilità. Intanto, gli inquirenti indagano a ritroso per ricostruire gli ultimi anni delle due donne, prima del loro arrivo in Umbria. 
Entrambe disabili al 100 per cento, native di Marcellina nella provincia di Roma, avrebbero a lungo vissuto in un istituto della provincia di Rieti. In comune, oltre a questa esperienza, avrebbero il tutore: un assistente sociale che opera nel Reatino e che verrà verosimilmente sentito dagli inquirenti nelle prossime ore. Assistente sociale sulla cui identità e provenienza la procura di Spoleto ha mantenuto il massimo riserbo. Così come, molto probabilmente, verranno sentiti i responsabili dell’istituto che le ha ospitate fino a un paio d’anni fa per approfondire le circostanze del loro trasferimento in Umbria. 
In assenza di riscontri documentali, del resto, non si può astrattamente escludere che le due poverette fossero ancora in carico, almeno a livello ufficiale, a qualche casa famiglia, viste le loro precarie condizioni di salute. Di certo, l’arrivo a Onelli di Cascia è databile a due anni fa, in pieno periodo covid. Con loro anche la badante di Contigliano. Nella minuscola frazione umbra pochi però le ricordano. 

Di fatto, vivevano come delle invisibili. Ma come sono arrivate in Umbria? Avevano mantenuto legami con gli operatori della struttura di Rieti? Il tutore era a conoscenza di questo spostamento? Tutti interrogativi cui le indagini, coordinate dal pm Andrea Claudiani, dovranno dare una risposta. Un altro fronte oggetto di approfondimenti è quello della formula con cui condividevano quell’abitazione di proprietà di una famiglia residente nella provincia di Roma, che non avrebbe alcun legame con le tre donne. L’indagine, quindi, potrebbe allargarsi e aprire nuovi scenari. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero