Matteo Efrati, studente-lavoratore a Piacenza durante l'emergenza Covid: «Rieti manca, spero di tornare a Natale»

Lo studente reatino fuorisede Matteo Efrati
RIETI - Sono molti i reatini che, per motivi di studio o lavorativi, si sono allontanati dalla nostra città e sono rimasti lontano dal Reatino durante l'emergenza...

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RIETI - Sono molti i reatini che, per motivi di studio o lavorativi, si sono allontanati dalla nostra città e sono rimasti lontano dal Reatino durante l'emergenza sanitaria. Ne è l’esempio Matteo Efrati, 23enne reatino che studia e lavora a Piacenza. Il ragazzo, studente di Economia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore ed impiegato presso un’agenzia per il lavoro, ha deciso di rimanere nella città emiliana e di non far ritorno a Rieti.



È una situazione difficile per il nostro Paese, stretto ora nella morsa della seconda ondata della pandemia. È preoccupato?
«Onestamente si, sono preoccupato, ma credo che in ogni caso riusciremo ad uscire da questa situazione e a tornare alla normalità».

Lei abita Piacenza. Qual è la situazione nell’Emilia Romagna e nella sua città?
«L’Emilia è stata una delle ultime regioni a diventare zona arancione, la situazione con i contagi è abbastanza stabile. Qui a Piacenza, invece, c’è un clima un po’ più teso soprattutto a causa della vicinanza con Milano. Piacenza, tra l’altro, è stata la provincia più colpita in percentuale nella prima ondata, dunque le persone sono molto preoccupate e in giro c’è un rispetto totale delle norme anti Covid».

Come trascorre le sue giornate?
«Fortunatamente, da poche settimane, ho iniziato uno stage, per cui durante la giornata sono spesso occupato con il lavoro. Inoltre, sono all’ultimo anno di università per cui una volta tornato a casa cerco anche di studiare per sostenere gli ultimi esami. Divido l’appartamento con un ragazzo siciliano: in queste sere, non potendo uscire, abbiamo deciso di dedicarci alla cucina, non sempre con ottimi risultati (ride)».

Cosa studia ? Come è cambiata l’organizzazione della sua università in tempo di Covid?
«Sono all’ultimo anno di Economia. Quest’anno, purtroppo a causa delle restrizioni, sono riuscito a frequentare solo le prime due settimane di lezione. Per fortuna, nonostante questo, i docenti hanno deciso di mantenere attive le varie attività e i lavori di gruppo, dunque ho modo di lavorare e scambiare quattro chiacchiere con i miei colleghi, anche se purtroppo a distanza. Per quanto riguarda le lezioni, al momento sono tutte in remoto...questo per me è una fortuna perché riesco a recuperarle dopo il lavoro».

Che tipo di lavoro svolge?
«Lavoro all’interno di un’agenzia per il lavoro. Ho iniziato da un paio di settimane e in particolare mi occupo di fare recruiting per varie aziende, analizzando i curriculum e svolgendo colloqui. È sicuramente uno dei lavori che ha subìto più cambiamenti a causa della pandemia: prima di quest’emergenza si poteva far entrare i candidati e dialogare con loro di persona, ora purtroppo in filiale abbiamo gli ingressi contingentati e spesso siamo costretti a svolgere tutte le attività in remoto. Spero che in futuro, quando usciremo da questa situazione, si possa tornare a svolgere più attività possibili in presenza, soprattutto visto il forte impatto umano tipico del mio lavoro».

Le manca Rieti?
«Si molto, in particolare la mia famiglia e i miei amici. Spero di riuscire a tornare a casa durante le vacanze natalizie per poterli salutare e stare un po’ con loro. Nonostante la lontananza, riesco a sentirmi con loro tutti i giorni...riguardo alla lontananza dai miei amici, tutto sommato, siamo abituati a stare lontani in questo periodo, studiando tutti in diverse città».

Quando e come secondo lei si tornerà alla normalità? Come cambieranno i rapporti sociali dopo questo periodo?


«Temo che per tornare ad una vera normalità sarà necessario attendere il vaccino, credo anche però che sarà bello potersi finalmente rivedere senza tutte le limitazioni attuali. I rapporti sociali cambieranno in meglio, secondo me, perché dopo tutto questo complicato periodo si tenderà a dare meno cose per scontate!». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero