Rieti, Matteo Concetti: ignorata l'e-mail del suo legale sulle sue condizioni

Il carcere di Ancona
RIETI - «Matteo è un soggetto fragile, di interesse psichiatrico, che già in una occasione ha attuato propositi di suicidio». Otto giorni prima del...

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RIETI - «Matteo è un soggetto fragile, di interesse psichiatrico, che già in una occasione ha attuato propositi di suicidio». Otto giorni prima del tragico gesto nella cella d’isolamento nel carcere di Ancona Montacuto - e per cui ora sta indagando la procura di Ancona - l’avvocato di Matteo Concetti lanciava con queste parole l’alert per cercare di far porre a chi di dovere la giusta attenzione verso i disagi provati dal 25enne, nato a Fermo, ma per tanti anni a Rieti, di cui è originaria la sua famiglia.


Il legale, Cinzia Casciani, aveva inviato una Pec al carcere per chiedere urgentemente un colloquio, per avere contezza della situazione del suo assistito, in particolare ottenere informazioni sulla terapia medica seguita e sul supporto educativo messo a disposizione dalla struttura.

L'urgenza. Nella e-mail, a cui non avrebbero fatto seguito riscontri, si faceva riferimento all’urgenza della richiesta di un confronto e alle condizioni di salute del 25enne, già in passato protagonista di «atti autolesionistici gravi» e «affetto da una patologia psichiatrica certificata» dal tribunale di Rieti, che cinque anni fa aveva affidato a Concetti un’amministratrice di sostegno, l’avvocato Patrizia Schifi. Al ragazzo, che doveva scontare un cumulo di pene attorno ai 4 anni per reati quali furti e rapine, e che sarebbe uscito nel prossimo mese di agosto, era stato diagnosticato il bipolarismo e l’iperattività, disturbi da tenere sotto controllo con una adeguata terapia farmacologica.

La domanda. Nell’ultimo periodo, il 25enne aveva manifestato ai familiari la volontà di andare a scontare la pena in una comunità terapeutica, dove del resto era già stato per due anni, prima che arrivassero le misure della detenzione domiciliare e poi il carcere. In comunità, a Pistoia, il giovane era arrivato con una doppia diagnosi: tossicodipendenza e disturbi psichiatrici. L’istanza per un eventuale trasferimento in una struttura terapeutica non è stata mai inoltrata. Non c’è stato tempo, perché nel pomeriggio di venerdì 5 gennaio, Concetti si è tolto la vita, impiccandosi nella cella di isolamento dove era stato collocato dopo un’aggressione a un agente, pare con uno sgabello.
Il suicidio è avvenuto qualche ora dopo l’ultimo colloquio avuto con i genitori: «Io mi impicco» aveva detto. Sul caso, il pm Marco Pucilli sta indagando per istigazione al suicidio. Il fascicolo è a carico di ignoti. Venerdì mattina, all’Inrca ad Ancona, si terrà l’autopsia sul corpo del 25enne reatino, la cui famiglia si è affidata all’avvocato Giacomo Curzi.

I nodi. Sono tanti i nodi che l’inchiesta è chiamata a sciogliere. Ma ce ne è uno in particolare: le condizioni del detenuto erano compatibili con il regime carcerario o, comunque, gli è stato fornito il dovuto supporto medico?


Sulla morte di Concetti, la deputata e responsabile Giustizia del Pd, Debora Serracchiani, ha presentato un’interrogazione al ministro della Giustizia, chiedendo di «fare immediata chiarezza sulla vicenda e di individuare nell’esercizio delle sue prerogative, eventuali responsabilità che hanno condotto al tragico episodio. Al contempo chiediamo quali misure intenda adottare per affrontare il tema della salute mentale in carcere e della prevenzione del suicidio». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero