Rieti, la Procura sulla morte di Mariangela «Non è stata un decesso accidentale, né possiamo parlare di suicidio»

Rieti, la Procura sulla morte di Mariangela «Non è stata un decesso accidentale, né possiamo parlare di suicidio»
RIETI - «Abbiamo alcuni elementi che ci consentono di escludere che si tratti di una morte accidentale e logicamente anche l'ipotesi del suicidio». E' quanto...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
RIETI - «Abbiamo alcuni elementi che ci consentono di escludere che si tratti di una morte accidentale e logicamente anche l'ipotesi del suicidio». E' quanto ha detto ieri sera, nel corso della puntata di «Chi l'ha visto?» il procuratore capo di Rieti, Giuseppe Saieva, parlando dell'inchiesta sulla morte della 33enne reatina Mariangela Mancini.


Il capo della procura reatina ha poi accennato ai segni presenti sul collo della giovane scomparsa il 12 maggio e ritrovata morta il giorno successivo nel bosco di Spedino. «Alcuni segni - ha aggiunto Saieva - sono inconfondibili, nel senso che depongono per una ipotesi di responsabilità di terzi. Sono segni che circondano tutto il collo, quindi sembrerebbe un corpo estraneo, filiforme, un nastro o una fettuccia con cui riteniamo possa essere stato compresso il collo».
 
In merito alle tracce di acido muriatico trovate nello stomaco di Mariangela Mancini, il procuratore capo ha detto di non saper dire se l'abbia ingerito «prima o dopo, cioè quando era in vita o sia stato introdotto e sia defluito per forza di gravità fino allo stomaco». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero