In centinaia per l'ultimo saluto oggi a Rieti nella chiesa di Santa Maria, a Lucia Vecchiarelli, donna conosciutissima e molto stimata in tutta la città. ...
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Il necrologio se l’era scritto da sola, Lucia Vecchiarelli, nata Nicoletti, marchesa: Milano 23 luglio 1931, Rieti ?. E alle 7 e 30 di ieri la vita ha scritto 19 settembre, chiudendo così l’avventurosa storia di una donna che nobile di sangue non era – e caro le costò, a lei e all’amatissimo marito Ferdinando – ma che con nobiltà d’animo e di modi affrontò i rovesci di stagioni non facili, badando a tenere unita la sua famiglia e dando il suo contributo di donna intelligente e volitiva alla chiesa e alla comunità reatina.
L'ARRIVO A RIETI
Lucia arrivò a in città da Perugia, figlia di Gioacchino, professore universitario, e di Luisa, ebrea convertita, per sposare il marchese Vecchiarelli: unione avversata dalla famiglia di lui ma non per questo meno feconda. Nacquero Ippolita, Valerio, Maria Cecilia, Pietro e Claudia, piccoli o giovanissimi quando nel 1979 Ferdinando morì all’improvviso. L’allora vescovo di Rieti, monsignor Trabalzini, le offrì di rispolverare il suo diploma e di andare a insegnare religione nei paesi vicini. Decisivo fu anche il sostegno di Angelo Blasetti, altro (vero) signore della Rieti agricola di un tempo.
E la grande casa di Montecchio che diventò il simbolo di un senso di famiglia e di un legame con i luoghi più forte delle mode e delle difficoltà. Conosciutissima in città, Lucia ha corso fino in ultimo con la sua vecchia Punto, sorridente e risoluta, per star dietro non più solo ai figli ma ai suoi 10 nipoti. Una corsa che ha cominciato a rallentare a inizio estate, ma ancora a Ferragosto sperava di ripartire presto perché aveva da dire e da fare. La fine è arrivata in poche settimane: non le sono mancate le cure – grazie alla dottoressa Patrizia Santilli, dell’Alci – la vicinanza dei figli, la casa di Montecchio. I funerali si svolgeranno alle 15 a Santa Maria, con don Lino Marcelli a celebrare (“non predica” però), “pochi fiori belli, una bella musica”. E poi “andare vicino a Ferdinando”. E così sarà fatto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero