Rieti, lo scavo della morte senza contenimento

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RIETI - Nastro bianco e rosso tutto intorno al cantiere della ditta di Gianfranco Zelli di Terzone di Leonessa e cartelli con il timbro della procura della Repubblica di Rieti a certificare il sequestro conservativo dell'intera area. Muove i primi passi, e sono passi di chi ben conosce la direzione da prendere, l'inchiesta della magistratura sull'ennesimo incidente mortale sul lavoro accaduto in provincia.


La tragedia, questa volta, si è consumata nel primo pomeriggio di lunedì a Leonessa, all'interno di un cantiere edile alle porte della cittadina, dove si stavano effettuando scavi per la posa della rete fognaria. A perdere la vita, ricordiamo, un operaio di 35 anni - Raffaele Pagano, sposato e padre di due figli, residente a Leonessa - sepolto dalla massa di detriti e fango provocati dallo smottamento del terrapieno dove Pagano, insieme a un collega romeno (ricoverato a Roma in codice rosso, ma non in pericolo di vita), stava lavorando all'allaccio delle fognature.

I RILIEVI
E proprio sul terrapieno si sono concentrate al momento le attenzioni del sostituto procuratore della Repubblica, Luana Bennetti, che si avvale sul campo delle indagini degli uomini dell'Arma della compagnia di Cittaducale. Dai primi riscontri effettuati anche tramite rilievi fotografici, sembra che il terrapieno - profondo 3 metri e largo quasi 2 - non avesse ai lati le necessarie opere di contenimento in legno (la palizzata) che, normalmente, si realizzano per reggere l'urto di eventuali smottamenti negli scavi superiori a un metro e poter lavorare all'interno in tutta sicurezza. Gli inquirenti hanno inoltre tenuto conto del fatto che, per gran parte della giornata di sabato e l'intera domenica, in zona era abbondantemente piovuto e il terreno, già piuttosto friabile, si era ulteriormente ammorbidito e, senza opere di contenimento laterali, la tenuta con uno scavo profondo 3 metri non era ottimale e poteva benissimo franare da un momento all'altro, come purtroppo è avvenuto.

Raffaele Pagano e il suo collega romeno (anche lui sposato e residente a Leonessa) sono quindi rimasti travolti dal cedimento di una parete del terrapieno e sepolti (Pagano purtroppo in maniera fatale) da terra fangosa e detriti. Per quanto tempestivi, i soccorsi portati dal 118 e dai vigili del fuoco, ben poco hanno potuto per salvare il 35enne operaio leonessano. Meglio è andata al collega che, pur con diverse fratture, non ha mai perso conoscenza. La prima impressione degli inquirenti, insomma, è che nel cantiere, per quanto la ditta di Terzone sia conosciuta e stimata per la professionalità e l'accortezza con la quale opera, non fossero presenti tutte le norme di sicurezza prescritte per i lavori di scavo, prima fra tutte la realizzazione di una parete laterale in legno, tale da ammortizzare eventuali cedimenti del terrapieno.


La procura non ha al momento adottato alcun provvedimento, sequestro a parte, ma ha comunque aperto un fascicolo per l'ipotesi di omicidio colposo, lesioni personali colpose e mancato rispetto delle norme in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. Novità sono attese per i prossimi giorni, anche in base alle risultanze dell'autopsia, effettuata ieri sul corpo del povero operaio 35enne. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero