Da sei mesi offre lavoro a mille e cinquecento euro al mese ma non trova nessuno

Fabrizio Pezzotti
RIETI - Sei mesi trascorsi nella speranza di riuscire a trovare un tecnico riparatore e un apprendista, offrendo due stipendi rispettivamente di mille e cinquecento euro e mille e...

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RIETI - Sei mesi trascorsi nella speranza di riuscire a trovare un tecnico riparatore e un apprendista, offrendo due stipendi rispettivamente di mille e cinquecento euro e mille e duecento euro, così come previsto dal contratto nazionale di lavoro. Poi alla fine Fabrizio Pezzotti, titolare dell’omonima attività di vendita e riparazione di elettrodomestici di piazza Marconi, a Rieti, si è arreso e ha tolto il cartello che da settembre 2022 campeggiava sulla porta d’ingresso del suo negozio. A cercare personale - e non riuscire a trovarlo - non sono soltanto le attività di ristorazione e somministrazione ma anche il settore dell’artigianato, sempre più bisognoso di professionalità in grado di far fronte, ad esempio, alle tante riparazioni necessarie all’interno di un’abitazione, dagli idraulici agli elettricisti, che sul mercato sono però sempre più difficili da reperire.

La storia. «Cercasi tecnico riparatore ed apprendista». Un annuncio semplice, quello posto da Pezzotti sulla porta d’ingresso del negozio, che offriva non una ma due possibilità di lavoro: «Il tecnico riparatore è riferito ad una figura che sia in grado di operare per la riparazione degli elettrodomestici, quindi già formato nella sua professionalità - spiega Pezzotti - L’apprendista potrebbe invece iniziare da zero, grazie al nostro affiancamento». Fabrizio parla al presente, perché anche se ha rimosso l’annuncio, l’invito resta sempre valido, soprattutto ora che la sua attività, dopo anni di sacrificio, è riuscita ad espandersi in tutta la provincia reatina, ternana e viterbese: «L’ho tolto perché mi sono arreso, ma continuiamo ad averne bisogno: nel nostro negozio siamo in 13, fra tecnici, addetti al commercio e una segreteria, tutti divisi in gruppi e potrei garantire lavoro ancora ad altre due-tre persone. Nel 2019, prima della pandemia, eravamo addirittura in 17». 

Ma nonostante la fame di lavoro, riuscire a trovare un semplice apprendista appare, di per sé, una sfida improba: «A partire da settembre non si è presentato nessuno – racconta Fabrizio - Abbiamo pubblicato l’annuncio anche su Internet e ci siamo trovati di fronte un uomo di 50 anni proveniente dalla Sardegna: era ben disposto ad imparare, ma alla fine si è reso conto che il trasferimento a Rieti avrebbe comportato costi troppo alti rispetto al guadagno».

L'analisi. Ma se i licei appaiono in declino e il refrain è ormai tutto per gli istituti che offrono specializzazioni utili per il primo ingresso nel mondo del lavoro, quand’è cominciata la penuria di artigiani e tecnici specializzati? 
«A me sembra che il cortocircuito sia iniziato con la diminuzione delle scuole professionali - osserva Pezzotti – Sono state accorpate con altri istituti e ora ne resta ben poco. Quindici o vent’anni fa tutto ciò non si verificava: le famiglie dei ragazzi ci chiedevano di poter far svolgere loro il praticantato anche durante l’estate e, se andava bene, proseguivano anche d’inverno. In questo modo si iniziava a toccare con mano l’attività dell’artigiano». 
Il reddito di cittadinanza può aver contribuito a questa situazione? 


«Credo di sì, ma non gli addosserei tutta la colpa: molta parte delle persone che ne usufruiscono non possiedono la capacità di immaginare il loro futuro, di credere e investire in sé stessi. Le associazioni di categoria, ad esempio, potrebbero rappresentare un punto d’incontro tra apprendisti e chi, come noi, possiede l’esperienza necessaria per formarli. In questo modo, potremmo fare qualcosa di realmente utile sia per loro, che per chi vuole imparare un mestiere». Perché «c’è sempre bisogno di artigiani, per riparare anziché gettare via – conclude Fabrizio – Ci si sente anche utili per gli altri: come quelle due lavatrici che, anziché gettarle via, abbiamo rigenerato e donato a due famiglie bisognose. Sono piccoli gesti, che però aiutano». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero