A Campomoro “c'era una volta un lampione” nella via dedicata a Strampelli

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RIETI - “C'era una volta un lampione....”: potrebbe sembrare l'inizio di una favola. E' invece la frase ricorrente che circola fra i residenti del...

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RIETI - “C'era una volta un lampione....”: potrebbe sembrare l'inizio di una favola. E' invece la frase ricorrente che circola fra i residenti del quartiere Campomoro ed, in particolare, del civico 13, proprio a metà della storica via dedicata al grande genetista agrario Nazareno Strampelli. Da tempo, negli ultimi mesi, molti dei residenti in quell'edificio – fra cui chi scrive – avevano notato che il lampione posto sulla pubblica via proprio di fronte al fabbricato era pericolosamente instabile, tanto da esser stato poi malamente puntellato.

Oltre un mese orsono, finalmente, alcune squadre di operai – non si sa bene se comunali o di aziende di somministrazione dell'elettricità – sono intervenute provvedendo sotto una fitta pioggia a rimuovere l'incipiente pericolo. Il lampione è stato così eliminato ma chi si illudeva che sarebbe stato prontamente rimpiazzato è stato progressivamente disilluso.

Al posto del lampione che fu c'è ora una sorta di decoroso tombino che non lascerebbe presagire nulla di buono in merito ad un'immediata sostituzione della struttura rimossa. Eppure di quella luce ci sarebbe bisogno per una via già d'improvviso “rabbuiata” dalla sostituzione recente delle lampade, con il posizionamento di quelle a led che hanno notevolmente ridotto il loro cono di luce. Un quartiere residenziale posto ai margini della città e quasi mai meta di pattuglie di forze dell'ordine e di vigili urbani così come di controlli vari, tanto da favorire spesso furti in abitazioni e quant'altro di ladresco.

La scarsa illuminazione determinata dalla “latitanza lampionaria” non favorisce infine i tanti anziani che ancora vivono in zona, ultimi superstiti di quella lottizzazione che negli anni '60 diede il via all'urbanizzazione della collinetta alle porte del centro storico.

“C'era una volta un lampione”, dunque: le favole normalmente hanno un lieto fine. Chissà se per “questa” sarà lo stesso...

* Avvocato e residente in via Strampelli

 

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Il Messaggero