Rieti, furti in casa: la scoperta è ritardata

Furti
RIETI - È la nuova (si fa per dire) modalità di condotta per quanto riguarda i furti all’interno di abitazioni in città oppure di apparenti tentati...

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RIETI - È la nuova (si fa per dire) modalità di condotta per quanto riguarda i furti all’interno di abitazioni in città oppure di apparenti tentati furti a seguito dei quali, in un primo momento, sembra non mancare nulla. Malviventi che si introducono senza manifesti segni di effrazione, rubano denaro e preziosi per poi rimettere tutto perfettamente in ordine, così come hanno trovato in modo tale che il padrone di casa, sul momento, non si accorga di nulla. L’ultimo episodio di furto è quello avvenuto solo alcuni giorni fa ai danni di un noto studio legale cittadino di via Gherardi e nel sovrastante appartamento della titolare, madre degli avvocati del foro di Rieti G.P e F.M.P., ma episodi analoghi si erano già registrati in alcune abitazioni sempre nello stesso quartiere. Difficile risalire con esattezza alle date dei furti, in quanto in tutti gli episodi le famiglie si sono accorte del maltolto solo casualmente, in quanto non avevano mai rilevato segni o tracce che avessero potuto far ipotizzare ad una visita dei ladri.

Il comportamento


Addirittura, per non destare sospetti, le gang non hanno toccato neanche consistenti somme di denaro a portata di mano sui mobili o facilmente visibili all’interno di cassetti. Un modus operandi che permette poi ai malviventi, con calma e tranquillità, di piazzare la merce sottratta ed effettuare operazioni di ricettazione o di rivendita senza troppi rischi, grazie al lasso di tempo trascorso - di solito considerevole - che viene a crearsi tra il furto e la sua successiva scoperta, quando si torna a cercare una collana o un bracciale da indossare per un’occasione particolare. Gioielli e monili diventano così difficilmente tracciabili, garantendo agli autori dei furti maggiori garanzie di non essere scoperti, in considerazione del fatto che le indagini non vanno ad attivarsi nell’immediatezza del furto. Oltre a questo, c’è anche il fatto, non trascurabile, che eventuali rilievi dattiloscopici o rilevazione di tracce biologiche effettuati a distanza di mesi porterebbero ovviamente ad un buco nell’acqua per via del sovrapporsi con le impronte e le tracce dei padroni di casa. Nella notte tra domenica e lunedì il tentativo di furto all’interno dello studio legale di via Gherardi, dove i titolari hanno subito notato la finestra rotta ed i cassetti aperti, ma non trovando oro e preziosi i ladri si sono ritirati senza bottino, mentre all’interno del proprio appartamento l’avvocatessa reatina ha constatato l’amara sorpresa dell’ammanco. Analogo episodio nello scorso mese si è verificato nel quartiere di Regina Pacis: preziosi riposti a dicembre e ripresi a maggio per essere utilizzati erano spariti. I padroni di casa non avevano mai rilevato segni di effrazione o altre evidenze che potessero far pensare ad un blitz dei ladri. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero