RIETI - E’ iniziato l’ultimo mese di vita della stazione di granicoltura Nazareno Strampelli. Forse. Perché non tutto è ancora perduto, anche se i tempi e gli spazi sono...
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Una decisione passata quasi nel silenzio. Escludendo pochi casi come la splendida iniziativa appena terminata delle Mattinate Fai che la scorsa settimana ha coinvolto le scuole reatine che hanno visitato la regia struttura o di studiosi illuminati, come Roberto Lorenzetti che negli ultimi anni ha pubblicato ben due libri su Strampelli e la sua opera. E al direttore dell’archivio di Stato di Rieti ci siamo rivolti per valutare lo stato attuale della pratica di chiusura dello Strampelli.
«Teoricamente - spiega Lorenzetti - tutto è ancora possibile. L’istituto appartiene al Cra, Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, che ha 70 sedi in tutta la penisola. Nel nostro caso è stato deciso che la sede di Rieti venga assorbita da quella di Monterotondo dedita allo studio delle carni, un altro ambito, e che le ultime due impiegate con il nuovo anno vi saranno trasferite d’ufficio».
Sulla validità dell’ente nulla da dire. E’ sulle pagine di cronaca della scorsa settimana la notizia dell’assegnazione da parte della stampa estera in Italia del premio «Gruppo del gusto» al Cra quale «migliore istituzione agricola italiana». La chiusura dell’istituto, oltre a impoverire la città di una realtà culturale importante, determinerà di fatto la dispersione del materiale scientifico, frutto di decenni di studi dello Strampelli.
«Il nostro ce lo invidia tutta Italia», sintetizza Lorenzetti. Nell’edificio si trovano ancora lo studio di Strampelli, il suo archivio, i laboratori, i contenitori e le ampolle con i grani e l’erbario di spighe, tutta l’esperienza scientifica e umana del genetista. «Dobbiamo mobilitarci - chiude Lorenzetti - per fare in modo che tutto questo non venga sottratto alla città, né disperso. Ma dobbiamo fare presto e tutti uniti».
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Il Messaggero