Rieti, minorenne fugge dalla casa famiglia nel Reatino e va dalla nonna

Il frame del video del giovane (volutamente oscurato)
RIETI - «La mia vittoria per una guerra durata tanti anni, grazie a tutti per il sostegno»: cuoricini rossi a corredo del post, per un ragazzo di 17 anni del Reatino,...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

RIETI - «La mia vittoria per una guerra durata tanti anni, grazie a tutti per il sostegno»: cuoricini rossi a corredo del post, per un ragazzo di 17 anni del Reatino, che aveva affidato ai social la sua storia e il suo disperato grido di aiuto, raccontando su facebook quello che gli stava accadendo.

La vicenda. Il minorenne era stato affidato a una casa famiglia del paese sabino tre anni fa, per una storia familiare complessa che ha portato lui e i suoi tre fratelli a essere adottati, ciascuno in un diverso nucleo familiare. Cesare - nome di fantasia - era scappato più volte dalla struttura del Reatino, ma stavolta è fermamente deciso a non tornare indietro: prende i bus e va a casa della nonna materna, a Roma, poi chiama le forze dell’ordine, prende il telefono e documenta il tutto, incluso l’arrivo di poliziotti a cui racconta la sua storia.

La testimonianza. «Nella casa famiglia stavo male - spiega. - Ci sono stati allagamenti, i riscaldamenti non funzionano, mi sono preso la scabbia, non ci voglio assolutamente tornare. In precedenza, sono stato maltrattato anche dalla mia famiglia adottiva. Adesso basta, non mi muovo di qui». Lo stesso ha detto agli agenti, sempre davanti allo schermo del suo smartphone. «Sono entrato in casa famiglia la prima volta a 4 anni - ricorda - un mio fratellino un anno. Ricordo tutto, hanno accusato mia madre di cose che non ha fatto, ora voglio stare con la mia famiglia», prosegue Cesare, accusando gli assistenti sociali e il Tribunale dei Minori. «Anche i miei fratelli, che sono tutti adottati a Roma, vogliono vedermi, ma i servizi sociali non fanno niente. Ho scritto una lettera al tribunale: se nessuno mi ascolta mi ritrovo a fare le cose da solo. Adesso decido io, sono scappato e non ho nessuna intenzione di andarmene da qui», prosegue il ragazzo, fornendo documenti e riscontri ai poliziotti.

L'epilogo. Nel video, anche la voce della nonna, fermamente decisa a non chiudere la porta al nipote: «Mandatemi i controlli, quello che volete - dice la signora - basta che lui stia bene». Dopo tre ore di diretta social, l’epilogo, seppur temporaneo: «Al momento rimani qui, abbiamo parlato con il magistrato e ovviamente sarai contattato dai servizi sociali perché è una soluzione temporanea - spiega la polizia. - Sappiamo che sei un bravo ragazzo, che andrai a scuola tutti i giorni». Poi, il pianto dirotto: «Ce l’abbiamo fatta, grazie alla polizia, a chi ci ha ascoltato e ha avuto cuore».

Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero