Rieti, vendita delle farmacie: da decidere il futuro dell’Asm

Farmacia Asm
RIETI - La vendita delle farmacie ha riportato alla ribalta il tema del futuro di Asm. Su questo punto, maggioranza e opposizione hanno due visioni opposte. Di fatto, si potrebbe...

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RIETI - La vendita delle farmacie ha riportato alla ribalta il tema del futuro di Asm. Su questo punto, maggioranza e opposizione hanno due visioni opposte. Di fatto, si potrebbe parlare di due modelli aziendali, uno proposto dall’ex giunta Petrangeli e l’altro voluto dal sindaco Cicchetti. Ma vediamole queste differenze. Nel primo modello, il pubblico mantiene il controllo degli asset e tende a ridurre le quote societarie del socio privato. Nel secondo, invece, la vendita delle farmacie serve, almeno nelle intenzioni, a ripubblicizzare parte di Asm e a privatizzare i tre punti vendita. Il Messaggero ha provato a fare uno schema per rendere più agevole la comprensione delle scelte politiche che riguardano l’azienda di via Donatori di Sangue.


Per fare ciò, bisogna partire dall’attuale situazione. L’Asm è una partecipata dove il socio di maggioranza (Comune) ha il 60 per cento e il socio privato (Azimut) il 40 per cento, insomma una società a capitale misto pubblico-privato. La municipalizzata poi controlla Rieti Ambiente e ha alle sue dipendenze oltre 200 addetti. La giunta Petrangeli aveva come obiettivo non solo ripubblicizzare Asm, con il Comune che avrebbe mantenuto il controllo del 100 per cento su igiene urbana e trasporti (asset di proprietà di Palazzo di città), ma anche dare una propria autonomia a Rieti ambiente con la gestione delle farmacie e l’impianto di trattamento rifiuti di Casapenta. In questo caso, Palazzo di città avrebbe mantenuto il 51 per cento della società, mentre il 49 per cento sarebbe toccato ad Azimut. «Questo avrebbe permesso di ripubblicizzare igiene urbana e trasporti senza impoverire l’azienda, mantenendo sotto il controllo pubblico la gestione delle farmacie e delle altre attività commerciali», è il refrain del centrosinistra. Con il centrodestra al governo della città, le cose sono andate diversamente. La vendita delle farmacie - è il mantra della maggioranza - serve a liquidare il socio privato e a ripublicizzare l’azienda municipalizzata, che manterrà il controllo di igiene urbana e trasporti. Al socio privato, in cambio della cessione del 40 per cento della partecipata, andrà il ricavato della vendita delle farmacie (l’apertura delle buste della gara europea c’è stata nei giorni scorsi), che secondo i calcoli più attendibili si attesta intorno ai 5,8 milioni di euro. Somma che però non basta per liquidare Azimut. E allora bisognerà pensare a un ulteriore compenso di circa 500mila euro, una cifra che corrisponde più o meno al 50 per cento al valore dell’impianto di Casapenta. Tra le due proposte, alla fine, a prevalere è stata quella della giunta Cicchetti. Sarà un bene? Sarà la storia a stabilirlo.

 

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Il Messaggero