Fara Sabina, «L’esempio di Elisabetta non sia mai dimenticato»

Chiesa di Sant’Atanasio a Borgo Quinzio
RIETI - Alla fine i palloncini bianchi sono stati lasciati volare in cielo, mentre nell’aria risuonavano le note della sua canzone preferita. Ieri è stato il giorno...

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RIETI - Alla fine i palloncini bianchi sono stati lasciati volare in cielo, mentre nell’aria risuonavano le note della sua canzone preferita. Ieri è stato il giorno dell’ultimo saluto a Elisabetta, la ragazza di 21 anni appena compiuti affetta da tumore cerebrale, deceduta nell’alloggio popolare di via Bebia Pontiade a Corese Terra, privo dei requisiti igienico sanitari previsti per legge. La cerimonia funebre si è svolta nella chiesa di Sant’Atanasio a Borgo Quinzio e durante l’omelia il parroco don Gianni ha chiesto ai giovani che gremivano i banchi di prendere ad esempio Elisabetta e la forza con la quale si è aggrappata alla vita, fino all’ultimo giorno, lottando per non lasciare soli la mamma Marina, il papà Giovanni e il fratello Raoul.

Il monito. Ai ragazzi, il parroco ha ripetuto più volte di non sprecare l’insegnamento di Betta, e di apprezzare ogni attimo vissuto, avendo più rispetto per la vita, lo stesso che la ragazza, nella sua troppo breve esistenza, ha mostrato di avere. Per tutta la cerimonia, il dolore delle persone riunite attorno alla bara bianca, a sottolineare tutta la purezza della 21enne, è stato composto e palpabile. Alla cerimonia ha partecipato il sindaco di Fara Sabina, Roberta Cuneo, che ha licenziato una breve nota. «Il silenzio che il rispetto vuole di fronte all’epilogo di una vicenda tanto drammatica - ha dichiarato - può lasciare spazio solo all’espressione di una reale e profonda partecipazione della Città di Fara Sabina al dolore dei familiari e dei cari di Elisabetta». Conclusa la messa, il corteo funebre si è mosso verso il cimitero di Passo Corese. Lontana da Corese Terra, dalla casa che è divenuta una trappola, con i muri scrostati e l’impianto elettrico che non riusciva a tenere il carico dei macchinari per la sopravvivenza. Da quella casa sarebbe dovuta essere trasferita quasi tre mesi fa, dopo che la Asl di Rieti aveva richiesto l’emissione urgente di un’ordinanza del Comune di Fara Sabina, per trovare una sistemazione alternativa in grado di far trascorrere gli ultimi giorni di vita di Elisabetta in maniera dignitosa. Quello che è accaduto dal 9 marzo a oggi è ormai noto, come il senso di abbandono da parte delle istituzioni denunciato a più riprese dalla famiglia.

 

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Il Messaggero