Rieti, la Chiesa di Sant'Antonio Abate tra collezionismo, arte e storia

Rieti, la Chiesa di Sant'Antonio Abate tra collezionismo, arte e storia
RIETI - Nelle Giornate Fai all’aperto, tenutesi a Rieti il 27 e 28 giugno, è stato possibile visitare il cortile e la terrazza dell’Ospedale Vecchio della...

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RIETI - Nelle Giornate Fai all’aperto, tenutesi a Rieti il 27 e 28 giugno, è stato possibile visitare il cortile e la terrazza dell’Ospedale Vecchio della città di Rieti ed ammirare l’esterno della Chiesa di Sant’Antonio Abate, la cui facciata fu progettata dal famoso architetto Jacopo Barozzi, detto “il Vignola”.


Durante la visita, oltre 350 persone hanno potuto apprezzare anche l’esposizione, curata da Nando Panci e Valentino Gunnella, rispettivamente socio e Presidente della Associazione Collezionisti “S.Fabi” di Rieti, con materiali antichi da collezione inerenti la Chiesa di Sant’Antonio Abate (cartoline, immaginette sacre e francobolli) e con la presentazione di una scheda dettagliata, arricchita da notizie storiche relativamente alla moneta rinvenuta durante i lavori di restauro del portone ligneo proprio della Chiesa di Sant’Antonio Abate di Rieti.

A questo proposito è certo che si tratti di un quattrino coniato nella antica zecca di Gubbio e risalente al primo anno di pontificato di Papa Innocenzo XII° (Antonio Pignatelli/1691-1700) che si trovava incastrata dietro una cornice che orna la superficie della porta.

Questo può essere un indizio che consente di datare l’apposizione del conio in questa Chiesa. Si potrebbe pensare anche al fatto che questo “lascito monetario”, collegato al profondo significato cristologico della porta, sia stato probabilmente operato da qualche pellegrino che transitava in città all’epoca del successivo Giubileo del 1700. La porta della Chiesa ha infatti valore altamente simbolico quale varco necessario per accedere al perdono indulgenziale.

Oppure si potrebbe pensare anche ad un “lascito monetario”, usuale per l’epoca, apposto da qualche fedele devoto a Sant’Antonio Abate che chiedeva, magari, l’intercessione del Santo patrono degli animali e della campagna, ai fini di una guarigione dall’afta epizotica, malattia abbastanza diffusa tra la gente contadina del tempo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero