Riqualificazione siti dismessi. Paolucci (Uil): «Si punti con decisione sulla riconversione dell’ex zuccherificio»

Riqualificazione siti dismessi. Paolucci (Uil): «Si punti con decisione sulla riconversione dell’ex zuccherificio»
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RIETI - «Il progetto approvato dalla giunta per la realizzazione di un Parco della musica nell’area dell’ex mattatoio offre lo spunto per una riflessione ampia, che coinvolge tutti quei siti considerati ormai archeologia industriale. Uno su tutti racchiude il senso dell’abbandono e dell’incuria: è l’ex zuccherificio». Lo dice Alberto Paolucci, Segretario generale della Uil di Rieti e della Sabina romana.


«La svolta per l’ex stabilimento a due passi da viale Maraini sembrava dietro l’angolo - ricorda il sindacalista - ma poi la scelta dell’amministrazione comunale di puntare su un unico intervento per riqualificare tutte le ex aree industriali ha avuto l’effetto di tirare il freno a mano sul progetto della Coop Centro Italia, sul quale la Regione Lazio aveva già chiesto la Valutazione di Impatto ambientale. Proprio in quest’area avevamo proposto la realizzazione di un Auditorium a spese del privato, che adesso invece cambiando nome in Parco della musica verrà realizzato con fondi pubblici».

«Sta di fatto - prosegue Paolucci - che se da un lato la scelta dell’amministrazione potrebbe accelerare le bonifiche dei siti Snia e Montedison, dall’altra sta bloccando un progetto che era già in fase di notevole avanzamento e che avrebbe avuto ricadute occupazionali sul territorio. Ricadute non trascurabili, visto l’andamento della nostra economia. Basti pensare infatti che nel 2022 in tutta la provincia sono andati in fumo 600 posti di lavoro. Ciò significa che lo scorso anno gli occupati sono scesi a 55700, mentre erano stati 56300 nel 2021».


«E’ per questo che all’amministrazione, chiediamo un momento di riflessione - conclude il sindacalista reatino - e poi una valutazione sull’opportunità di procedere con la riqualificazione dell’ex zuccherificio, stralciando il progetto da quello comune di risanamento e rigenerazione di quelle aree ancora ambientalmente gravate da criticità elevate. E di stabilire al contempo l’opera a favore della collettività che il soggetto privato vorrà realizzare». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero