Rieti, arresto di Enzo De Santis Dalla Bassa Sabina invito a valutare il progetto della centrale a biogas

Enzo De Santis
RIETI - Per quanto diverse e parallele, l’arresto con...

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RIETI - Per quanto diverse e parallele, l’arresto con l’accusa di corruzione del patron dell’Asd Valle del Tevere, Enzo De Santis, e la realizzazione della centrale a biogas promossa dall’amministrazione di Ponzano Romano di cui è sindaco, sono due vicende destinate a intersecarsi. Con effetti che già si riverberano nel Reatino. Alle preoccupazioni espresse negli ultimi mesi dagli amministratori sabini che si sono schierati compatti contro l’opera oggi si aggiungono nuovi spunti di riflessione dati, appunto, dall’inchiesta che ha portato all’arresto di De Santis. Il presidente onorario della Valle del Tevere, secondo la Procura di Roma, in cambio di favori, regalie e case gratis, si sarebbe messo a disposizione dell’immobiliarista romano Sergio Scarpellini, già al centro dell’inchiesta Mafia Capitale. Mentre su facebook i comitati contrari alla centrale si limitano a condividere articoli sul tema, tra gli amministratori locali a promuovere una riflessione più ampia, è il sindaco di Cantalupo in Sabina, Paolo Rinalduzzi. «La centrale a biogas, così come progettata - commenta il primo cittadino - è un’opera che tutti noi abbiamo considerato, da subito, sovradimensionata nella convinzione che dietro a quel progetto potesse esserci qualcos’altro. Lo dico da sindaco di una comunità modesta: quel genere di progetto non può essere gestito unicamente da un sindaco di un comune di mille abitanti, ma lascia pensare che dietro ci possa essere qualcosa di diverso. Ecco perché mi auguro che, sebbene si tratti di due questioni separate e differenti, sulla realizzazione della centrale si possa concentrare ancora di più lo sguardo di chi deve approfondire. L’auspicio è che quanto accaduto nelle ultime ore (l’arresto per corruzione di De Santis, ndr) possa essere utile per ampliare il raggio di monitoraggio, per comprendere quanto sta avvenendo, proprio perché la preoccupazione più diffusa era legata al sovradimensionamento dell’opera e al dubbio - conclude Paolo Rinalduzzi - che la regia non potesse essere solo nelle mani di un sindaco di mille abitanti».

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Il Messaggero