Rieti, alle Comunali una lista di medici. Il professor Ruggeri: «No a una sanità romanocentrica»

Il professor Massimo Ruggeri
RIETI - Subito è stata ribattezzata la lista dei medici e degli infermieri. Ma Massimo Ruggeri, primaio al de Lellis di Chirurgia vascolare e capolista di Rieti in salute,...

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RIETI - Subito è stata ribattezzata la lista dei medici e degli infermieri. Ma Massimo Ruggeri, primaio al de Lellis di Chirurgia vascolare e capolista di Rieti in salute, nell’accogliere Il Messaggero nella propria sede elettorale tiene a precisare che non si tratta di una scelta corporativa ma rivendica il diritto della categoria ad essere ascoltata, a stare nei processi decisionali che riguardano la città capoluogo. Come? Anche attraverso un assessorato che si occupi di sanità. 


«Il nostro mondo – spiega Ruggeri – entra in campo perché vuole prendersi cura degli interessi della salute dei cittadini». 
Come nasce la vostra lista e perché avete deciso di partecipare alla competizione elettorale? 
«La lista nasce spontaneamente da un confronto tra colleghi. Nasce dalla grande voglia di partecipazione. Basti considerare che abbiamo dovuto lasciare, a malincuore, due o tre persone fuori dalla lista perché avevamo raggiunto subito i 32 posti. La cosa che ci è apparsa chiara è che c’è un disagio enorme, cioè c’è l’idea di un mondo che vuole scendere in campo perché si sente tagliato fuori dalle strategie per la città. Abbiamo una gestione della sanità che è completamente delocalizzata. Il nostro obiettivo è rilocalizzarla, nel senso che non sia una sanità romanocentrica. La verità è che i locali in questo sono stati sempre bistrattati». 
Ci spieghi meglio. 
«Abbiamo manager e direttori generali scelti a Roma. Tutta la competenza locale viene lasciata ai margini. Allora mi chiedo: qual è la strategia sanitaria per questa città? Se vogliamo fare di Rieti una città del benessere la sanità diventa essenziale. Siamo una lista che vuole mettere in campo le proprie competenze. Vogliamo che il Comune agisca sulla sanità, perché ha alcuni strumenti per farlo: dal controllo delle liste di attesa, passando per i sevizi territoriali, ai dati sulla mobilita. E poi rivendichiamo posti letti, piante organiche e il benessere lavorativo della popolazione. In questo controllo c’è anche il giudizio, da parte del Comune, sull’operato della direzione generale, ma non lo si fa. Abbiamo avuto una sanità che è ultima nella classifica del Sole24ore per migrazione sanitaria e ultima nel Lazio negli obiettivi aziendali. Con questo non vogliamo dare la colpa al direttore generale ma a un modo diffuso di fare management sanitario». 
Non si rischia che la vostra posizione passi per una difesa corporativa della categoria? 
«Assolutamente no. Noi rivendichiamo la possibilità di parlare, di avere un assessorato alla sanità, il quale esplichi tutte le funzioni di cui parlavo prima. Nient’altro. Lobbistici di che cosa? Visto che ci sono medici, infermieri, operatori sanitari e gente che fa pulizia nei reparti. Siamo gente che lavora tutti i giorni nella sanità reatina. Parliamo di persone che tutti i giorni toccano con mano una serie di problematiche. Qui ci mettiamo la faccia». 
Come mai avete scelto Ubertini come candidato sindaco? 
«Guardi. Abbiamo scelto Ubertini perché rappresenta una via più centrale e di unione. E alla fine manda un messaggio che ci convince di più, unire la città, evitare la migrazione di tutti i tipi, interessarsi dell’ambiente e della salute. E quindi ci è sembrato il candidato naturale, proprio perché in Ubertini c’è l’idea della città del benessere e in questo la salute gioca un ruolo fondamentale». 
Qual è il vostro giudizio rispetto all’attuale giunta Cicchetti? 

«Il nostro è un giudizio critico. Perché l’attuale amministrazione è stata inattiva rispetto a questa gestione. La destra non ha mai sollevato un problema. La sanità non è esistita per questa giunta comunale». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero