Rieti, la scritta Dux andata in fiamme preoccupa la tenuta del Monte Giano per le alluvioni e gli smottamenti

Rieti, la scritta Dux andata in fiamme preoccupa la tenuta del Monte Giano per le alluvioni e gli smottamenti
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RIETI - «Chi rifarà mai le cose egregie fatte dai Forestali negli anni Trenta? La pineta di Monte Giano (nella foto l’incendio) con la sua scritta Dux, al di là dell’aspetto storico-politico su cui non entro, era un’opera di difesa del territorio dal valore inestimabile – aveva detto a Il Messaggero l’ex generale Silvano Landi, un’autorità in materia di salvaguardia boschiva e ambientale, nell’intervista rilasciata martedì al nostro giornale - Si scelse di impiantare il pino nero d’Austria, e non comuni abeti, perché era l’essenza che dava maggiori speranze di ripresa in un contesto così estremo e la scelta si rivelò corretta. Ma se penso allo sforzo immane che richiese quell’opera, con gli allievi forestali che portarono a spalla lassù le gerle di terra e le piantine da mettere a dimora, mi chiedo: chi sarà oggi a rifare quel lavoro?».


IL RIPRISTINO
Perché servirà farlo, e anche in fretta. «Se quest’estate abbiamo patito per gli incendi – aveva detto Landi – in autunno e inverno soffriremo per alluvioni e frane. La pineta del Monte Giano era un unicum a livello europeo, un bosco nato in condizioni quasi impossibili, il cui sviluppo negli anni e la cui resistenza erano qualcosa di eccezionale da un punto di vista silviculturale. Ed io purtroppo non credo di essere giovane abbastanza per vederne il ripristino».

IL PENSIERO DI CICCHETTI
«Piange il cuore», per Dvx andata quasi interamente distrutta, anche al sindaco di Rieti Antonio Cicchetti: «Magari è l’occasione per aprire un dibattito sull’utilità di tante opere del Ventennio», dice al cronista.

IL SINDACO DI ANTRODOCO

«Paradossalmente il ripristino della pineta è la cosa che mi preoccupa di meno, anche se ci saranno ostacoli di natura legislativa da superare – dice il sindaco di Antrodoco Alberto Guerrieri – Sul Dvx l’ultimo studio è del 2004, quando scritta e pineta furono recuperati, ed è un’ottima base da cui ripartire, anche nel medio periodo. Quello che serve e subito è la bonifica e la ripulitura di bosco e sottobosco e lo sgombero di fossi e canali. Tutta la nostra montagna era un’opera di attenta ingegneria ambientale, su cui per 70 anni hanno lavorato i Forestali. Ora è come se fossimo rimasti senza torri e senza uomini di guardia. Fin dove possiamo agiremo come Comune per pulire e bonificare, ma anche i cittadini dovranno fare la loro parte».
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Il Messaggero