Il pendolare dello spaccio nascondeva la droga nel retto e viaggiava sul bus Cotral tra Rieti e Roma

Il pendolare dello spaccio nascondeva la droga nel retto e viaggiava sul bus Cotral tra Rieti e Roma
RIETI - Era finito nel mirino degli investigatori della Mobile per quei sospetti e frequenti viaggi Rieti-Roma a bordo del bus Cotral che, di fatto, servivano per riportare...

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RIETI - Era finito nel mirino degli investigatori della Mobile per quei sospetti e frequenti viaggi Rieti-Roma a bordo del bus Cotral che, di fatto, servivano per riportare nel capoluogo sabino sostanze stupefacenti e rifornire poi la piazza dello spaccio locale. Così, quello che sarebbe stato il suo ultimo viaggio, era terminato presso il capolinea del palazzo di largo Graziosi, con le manette ai polsi. Comparso davanti al giudice del tribunale di Rieti Virginia Arata è stato condannato con giudizio abbreviato a due anni e otto mesi il 23enne nigeriano E.O.H. in relazione al reato di detenzione a fini di spaccio. In aula il pubblico ministero titolare del fascicolo, Edoardo Capizzi, aveva sollecitato - davanti al giudice Arata - una richiesta di condanna pari a tre anni e tre mesi oltre a una multa. 


Il giovane era stato fermato dagli investigatori della IV sezione antidroga della Mbile di Rieti mentre era di ritorno da Roma, a bordo del Cotral. Nella Capitale aveva acquistato sostanza stupefacente per il mercato reatino. Il suo improvviso ed evidente nervosismo alla vista della polizia avevano subito insospettito gli agenti che erano poi passati alla perquisizione del giovane e successivamente – presso la Questura - rinvenuto il possesso di 29 grammi di eroina suddivisa in tre involucri che aveva occultati nel retto. Dopo la perquisizione finì in manette. Ieri la pena inflitta dal giudice Arata con il rito premiale dell’abbreviato, tenendo inoltre conto di una serie di attenuanti invocate dal legale difensore tra cui «l’esordio» del nigeriano nel contesto di un’attività criminale. 

Un fermo che si ricollega alla maxioperazione antidroga “Angelo nero” che l’11 febbraio
scorso portò all’arresto di 23 stranieri tutti nigeriani tranne un camerunense, tutti tra i 22 e i 40 anni (16 uomini e 7 donne). L’indagine era nata da un sequestro di alcune dosi di stupefacenti nell’ottobre del 2018, dopo un’attività di osservazione e di pedinamento di un assuntore sorpreso subito dopo essersi rifornito di eroina presso un’abitazione ubicata nelle vicinanze del Palazzo di Giustizia di Rieti, dove risiedono cittadini extracomunitari richiedenti asilo, già oggetto di attenzione da parte degli investigatori. 


Per rifornire sistematicamente il mercato dello spaccio venivano fatti numerosi e frequenti viaggi verso Roma. Tra i corrieri della droga anche il 23enne nigeriano E.O.H. finito in manette dopo un capillare servizio di controllo. A novembre ultime udienze con rito ordinario per altri cinque imputati, anche loro destinatari di misure cautelari restrittive al termine dell’operazione “Angelo nero”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero