Rieti, droga: parco ripulito. Ecco quali erano le modalità di spaccio sotto ponte Cavallotti

L'area sotto ponte Cavallotti a Rieti (foto Meloccaro)
RIETI - L’area verde e gli argini del fiume Velino sottostanti il ponte Cavallotti, a un primo colpo d’occhio - dopo lo sgombero di bivacchi e baracche e dopo...

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RIETI - L’area verde e gli argini del fiume Velino sottostanti il ponte Cavallotti, a un primo colpo d’occhio - dopo lo sgombero di bivacchi e baracche e dopo l’ampia opera di bonifica effettuata dall’Asm - sono praticamente irriconoscibili. Viene restituita alla città una zona di indubbio pregio naturalistico e, nella mattinata di ieri, proprio lì, si sono dati appuntamento gli organi territoriali preposti per decidere il futuro dell’area, limitatamente a quanto sarà possibile fare in un’area che peraltro è di competenza regionale.

Il sopralluogo. Fondamentale l’operazione di “polizia” della Squadra mobile e di “pulizia” dell’Asm di Rieti che, in pochissimo tempo, hanno riconsegnato un territorio cittadino, di cui si era impossessata una radicata e ben collaudata organizzazione criminale nigeriana, che aveva realizzato in quell’area una vasta piazza di spaccio, dove la crescita incontrollata della vegetazione occultava la presenza dei pusher e dei clienti e dove la vicinanza del fiume Velino era una sicurezza se occorreva disfarsi velocemente delle dosi di sostanze stupefacenti al momento dell’arrivo delle forze dell’ordine. Presenti, ieri mattina, il dirigente della Squadra mobile della questura di Rieti Marco Stamegna, il sindaco di Rieti Daniele Sinibaldi, il presidente dell’Asm Rieti Vincenzo Regnini e il personale tecnico dell’Asm, che si è occupato delle difficili operazioni di ripulitura e bonifica.

I passaggi. Tutto era partito dall’importante operazione di polizia (lo scorso 13 aprile) contro la microcriminalità organizzata e lo spaccio nel centro storico cittadino ed ora sta continuando con una fattiva attività di recupero e bonifica, seguita all’operazione “Free bridge” della Mobile, contro le baracche dello spaccio e la nascita di un ampio mercato della droga, poi smantellato al termine del blitz degli agenti che, da tempo, controllavano l’area.
Un’area dove sono stati eliminati e tolti resti di bivacchi, baracche, piccoli ricoveri e temporanei ripari, ma anche un’infinità di siringhe in quanto, molto spesso, chi acquistava droga o eroina ne faceva uso direttamente sul posto, con il favore del buio e della vegetazione, che erano garanzia di anonimato e invisibilità. Tra l’eterogeneo materiale rinvenuto dal personale Asm, anche bilancini di precisione e tantissimi involucri disseminati ovunque, utilizzati per avvolgere le dosi pronte per essere vendute. Molto impegnativa anche l’azione di taglio e sfalcio di siepi, rovi e arbusti che avevano invaso tutta la zona.

Le prerogative. L’organizzazione dei nigeriani - dopo le ripetute operazioni di polizia messe a segno dalla Squadra mobile di Rieti nel centro storico cittadino - si era infatti defilata verso ponte Cavallotti e, in questo contesto, si era perfettamente radicata e organizzata: c’erano le vedette che all’arrivo della polizia avvisavano i connazionali i quali, dopo aver gettato in acqua la droga, riuscivano a dileguarsi dalla parte opposta, percorrendo viottoli, varchi e sentieri che avevano aperto lungo l’argine nella galleria di vegetazione che li nascondeva e gli permetteva di allontanarsi in tutta sicurezza, rendendo così molto difficoltoso ogni intervento da parte delle forze dell’ordine.


Che la compravendita di sostanze stupefacenti nella zona fosse molto ben collaudata - grazie anche alla vegetazione presente - lo testimonia anche la modalità con cui avvenivano “invisibili” cessioni agli acquirenti: questi, infatti, percorrendo l’adiacente percorso ciclopedonale, attendevano di veder spuntare una mano dal folto della vegetazione, che consegnava la droga. Un’alleanza importante quella tra Comune di Rieti, polizia e procura, uniti contro lo spaccio e la microcriminalità, ma anche un’alleanza che nasce sotto il segno della cooperazione, nell’interesse comune della collettività e dell’intera cittadinanza. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero