Rieti, Basilicata rilancia e affonda su Mattei: «La Lega è Salvini non certo lui». Su Bertini: «Mio percorso locale diverso dal suo»

Davide Basilicata
RIETI - Non si fa attendere la risposta del sindaco Davide Basilicata alle dichiarazioni del coordinatore provinciale della Lega Paolo Mattei e alla decisione di nominare Fabio...

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RIETI - Non si fa attendere la risposta del sindaco Davide Basilicata alle dichiarazioni del coordinatore provinciale della Lega Paolo Mattei e alla decisione di nominare Fabio Bertini coordinatore comunale del Carroccio di Fara Sabina.


Nel ripercorrere la sua storia politica, il primo cittadino restituisce sarcasmo e stilettate a Mattei, senza dimenticare di ufficializzare, semmai ce ne fosse bisogno, che la strade sua e del neo coordinatore Bertini si dividono qui. Gli attriti fra i due sono noti ai più da molto tempo. Oggi, dalle parole del sindaco, emerge solo l’ufficialità.

«Le mie idee politiche – esordisce Basilicata - sono chiare da sempre, sono state sempre improntate sul rafforzamento dell’Italia, della Nazione. Sono liberale, solidale e ho sempre lavorato per meno burocrazia e meno Stato. Considero da sempre il merito una cosa fondamentale, come anche il sostegno alle imprese, il Made in Italy, i diritti civili e la lotta agli sprechi».

«È chiaro – prosegue - che le idee devono avere un contenitore. Ho scelto la Lega perché penso che possa diventare presto un grande partito sul modello repubblicano americano con diverse anime al suo interno. Fortunatamente la Lega è Matteo Salvini e milioni di donne e di uomini che la compongono. Non è certo il buon vecchio Mattei che al massimo, secondo me, rappresenta una parentesi da prima Repubblica morta e sepolta. Il mio caso verrà discusso dai vertici del partito come anche quello dell’amico Andrea Sebastiani. Ognuno esporrà le proprie posizioni e poi si vedrà».

«Su Bertini – affonda Basilicata - ho già espresso le mie idee in diverse occasioni. Gli auguro buona fortuna, certo è che il mio percorso politico locale sarà nettamente diverso dal suo nel 2021, nel 2026, nel 2031 e così via». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero